Lo scorso due di giugno la Corea ha chiamato i suoi cittadini al seggio elettorale per le elezioni amministrative ed io non ho potuto esimermi dal riflettere su questo evento.
Cinquant’anni fa, lo studioso Americano di politica ed amministrazione pubblica, Antony Downs (1930- ) pubblicava una teoria sul numero sei votanti expressa dalla formula R = (B x P) – C. Cioe’, il numero di votanti (R) si ottiene moltiplicando i benefici (B) che uno si aspetta votando per un certo candidato per la probabilita’ (P) che quel voto possa giocare un ruolo importante nell’elezione di quel candidato, sottraendo il costo (C) supportato per andare a votare. Ora considerando che la possibilita' che un singolo voto giochi un ruolo importante nell’elezione del candidato scelto e’ estremamente bassa, il risultato della moltiplicazione B x P e’ minimo. Daltra parte, il costo ed il tempo necessario per decidere per quale candidato votare ed il tempo necessario per andare al seggio elettorale non sono mai trascurabili, la probabilita’ che R risulti negativo e’ molto alta. Downs concludeva che un votante razionale ed auto-interessato scegliera’ di non andare al seggio elettorale.
Nonostante questo sono molti coloro che decidono di andare a votare. Come si puo’ spiegare questo paradosso? Sono molti gli studiosi che hanno elaborato teorie per spiegare il fenomeno. Una di queste e’ la teoria del rischio dell’evasione che spiega che il singolo cittadino non puo’ pensare che il suo candidato venga sconfitto per un voto se lui non va a votare. Downs contrappone a questa teoria il fatto che il popolo va a votare per difendere la democrazia. In altre parole, se tutti, considerando il loro interesse personale, decidessero di non andare a votare il sistema democratico del paese crollerebbe e siccome lo svantaggio sarebbe molto piu’ alto che l’interesse personale, tutti decidono di andare al seggio elettorale.
Indipendentemente da quale teoria sia giusta, una cosa e’ certa: la democrazia si conserva attraverso il potere del voto. Questa e’ la ragione che tutti i paesi nel mondo cercano con ogni mezzo di alzare la percentuale dei votanti. Nel Regno Unito, dove di recente si sono svolte le elezioni generali, il problema della registrazione al seggio elettorale e’ stato semplificato collegando Facebook, un sito popolare tra i giovani, con il sito Web della comissione elettorale. Negli Stati Uniti, che nel prossimo novembre dovranno votare per il mezzo-termine del loro presidente, stanno pensado di permettere ai residenti all’estero di mandare il loro voto via e-mail. Altri paesi hanno elaborato sistemi di voto obbligatorio: in Australia coloro che non si recano alle urne vengono multati e se non pagano la multa finiscono in prigione; il Belgio revoca il diritto al voto per tutti coloro che non si recano alle urne per piu’ di quattro volte; in Bolivia viene congelato il salario di chi non e’ in grado di giustificare l’impossibilita’ di recarsi alle urne.
Certamente, queste disposizioni sono aspramente criticate perche’ ritenute contrarie alla liberta’ ed ai diritti del singolo cittadino. D’altra parte e’ vero anche il contrario, cioe’ il fatto che votare e’ un dovere di ogni cittadino come il pagare le tasse o il prestare servizio militare.
In un paese dove la percentuale di votanti e cronicamente bassa, sono stati molti coloro che per le elezioni amministrative del due di giugno scorso si aspettavano una percentuale di votanti piuttosto bassa. Le autorita’ avevano lavorato per raggiungere e possibilmente superare il 50 percento ed i loro sforzi sono stati premiati da un risultato positivo e tale da dimenticare il progetto di una soluzione estrema in modo da garantire il voto obbligatorio. Che sia questa una vittoria della democrazia?
Cinquant’anni fa, lo studioso Americano di politica ed amministrazione pubblica, Antony Downs (1930- ) pubblicava una teoria sul numero sei votanti expressa dalla formula R = (B x P) – C. Cioe’, il numero di votanti (R) si ottiene moltiplicando i benefici (B) che uno si aspetta votando per un certo candidato per la probabilita’ (P) che quel voto possa giocare un ruolo importante nell’elezione di quel candidato, sottraendo il costo (C) supportato per andare a votare. Ora considerando che la possibilita' che un singolo voto giochi un ruolo importante nell’elezione del candidato scelto e’ estremamente bassa, il risultato della moltiplicazione B x P e’ minimo. Daltra parte, il costo ed il tempo necessario per decidere per quale candidato votare ed il tempo necessario per andare al seggio elettorale non sono mai trascurabili, la probabilita’ che R risulti negativo e’ molto alta. Downs concludeva che un votante razionale ed auto-interessato scegliera’ di non andare al seggio elettorale.
Nonostante questo sono molti coloro che decidono di andare a votare. Come si puo’ spiegare questo paradosso? Sono molti gli studiosi che hanno elaborato teorie per spiegare il fenomeno. Una di queste e’ la teoria del rischio dell’evasione che spiega che il singolo cittadino non puo’ pensare che il suo candidato venga sconfitto per un voto se lui non va a votare. Downs contrappone a questa teoria il fatto che il popolo va a votare per difendere la democrazia. In altre parole, se tutti, considerando il loro interesse personale, decidessero di non andare a votare il sistema democratico del paese crollerebbe e siccome lo svantaggio sarebbe molto piu’ alto che l’interesse personale, tutti decidono di andare al seggio elettorale.
Indipendentemente da quale teoria sia giusta, una cosa e’ certa: la democrazia si conserva attraverso il potere del voto. Questa e’ la ragione che tutti i paesi nel mondo cercano con ogni mezzo di alzare la percentuale dei votanti. Nel Regno Unito, dove di recente si sono svolte le elezioni generali, il problema della registrazione al seggio elettorale e’ stato semplificato collegando Facebook, un sito popolare tra i giovani, con il sito Web della comissione elettorale. Negli Stati Uniti, che nel prossimo novembre dovranno votare per il mezzo-termine del loro presidente, stanno pensado di permettere ai residenti all’estero di mandare il loro voto via e-mail. Altri paesi hanno elaborato sistemi di voto obbligatorio: in Australia coloro che non si recano alle urne vengono multati e se non pagano la multa finiscono in prigione; il Belgio revoca il diritto al voto per tutti coloro che non si recano alle urne per piu’ di quattro volte; in Bolivia viene congelato il salario di chi non e’ in grado di giustificare l’impossibilita’ di recarsi alle urne.
Certamente, queste disposizioni sono aspramente criticate perche’ ritenute contrarie alla liberta’ ed ai diritti del singolo cittadino. D’altra parte e’ vero anche il contrario, cioe’ il fatto che votare e’ un dovere di ogni cittadino come il pagare le tasse o il prestare servizio militare.
In un paese dove la percentuale di votanti e cronicamente bassa, sono stati molti coloro che per le elezioni amministrative del due di giugno scorso si aspettavano una percentuale di votanti piuttosto bassa. Le autorita’ avevano lavorato per raggiungere e possibilmente superare il 50 percento ed i loro sforzi sono stati premiati da un risultato positivo e tale da dimenticare il progetto di una soluzione estrema in modo da garantire il voto obbligatorio. Che sia questa una vittoria della democrazia?
Giorgio Olivotto
Seoul, Corea
13 giugno 2010
Seoul, Corea
13 giugno 2010
Nessun commento:
Posta un commento