Tra la fine del IXX secolo e l’inizio del XX secolo membri della famosa mafia siciliana cominciarono ad arrivare negli Stati Uniti e dopo essersi accomodati nelle grandi citta’, principalmente Chicago e New York, cominciarono a fare soldi sfruttando la prostituzione, il gioco d’azzardo ed il traffico della droga. Oggi quando si parla di mafia, subito viene alla mente un italiano di carnagione scura in abito formale, qualcuno come Marlon Brando nel vesti di Vito Corleone nel film Il Padrino. In realta’ i veri mafiosi di oggi appaiono piu’ simili a uomini d’affari che a banditi.
Secondo il giornalista inglese esperto in crimine organizzato, Misha Glenny (1958- ), la mafia moderna ha integrato la sua attivita’ clandestina nel contesto legale dell’economia. Nel suo libro McMafia: Un Viaggio Attraverso la Criminalita Globale e Clandestina, Glenny dimostra che questa nuova razza di mafia agisce in una vasta varieta’ di attivita’ che includono le costruzioni, la speculazione edilizia, la racolta ed il trattamento della spazzatura, il mondo dello spettacolo, il turisno e la gestione di alberghi.
Come per la mafia siciliana, i yakuza (ヤクザ) giapponesi sono noti per la loro violenza, ma contrariamente alla storica mafia, hanno adottato fin dall’inizio l’aspetto dell’uomo d’affari. Negli anni ’80 il yakuza espandeva la sua attivita’ nel settore manufatturiero e persino alla gestione di ospedali, andando oltre alle costruzioni ed ai trasporti usando fondi presi a prestito da societa’ finanziarie. La mafia giapponese venne persino accusata di aver creato la cosidetta ‘crisi del yakuza’ degli anni ’90, quando un’inchiesta ufficiale metteva in evidenza che i yakuza stavano prolungando la crisi economica del paese a causa dei loro debiti e degli interessi in campo edilizio.
I yakuza che sono sbarcati qua in Corea non sono differenti dai loro amici in Giappone. Nei media rimbalza la notizia che la Shichidaime Sakaume-gumi (七代目酒梅組), un’organizzazione clandestina controllata dalla piu’ potente organizzazione yakuza giapponese—la Rokudaime Yamaguchi-gumi (六代目山口組)—sta rapidamente espandendo i suoi interessi qua in Corea. Hanno gia preso possesso di un albergo in Ulsan (蔚山, 울산), aquistato terreno per un campo da golf in Pusan (釜山, 부산) ed hanno investito pesantemente in una casa da gioco nell’Isola di Cheju (濟州島, 제주도). Come conseguenza dell’espansione coreana dei yakuza, e’ nata la paura di veder nascere una mafia coreana. Secondo i dati pubblicati di recente dall’Uffico del Procuratore Generale, alla fine dell’anno scorso operavano in Corea 5450 delinquenti affiliati a 223 organizzazioni criminali. Comparando queste cifre con quelle pubblicate 8 anni fa si nota un aumento rispettivo del 12 percento e 31 percento.
Il crimine organizzato qua in Corea sta diventando giorno dopo giorno sempre piu’ difficile da controllare. Mentre i gruppi criminali evadono i controlli governativi dietro al paravento di leggitime attivita’ commerciali, la democratizzazione del paese mette le forze dell’ordine nella posizione di non essere piu’ in grado di agire contro la criminalita’ come potevano fare nel passato. Chiaramente se questa condizione continua, non mi meraviglierei se molto presto finiro’ col vivere tra la mafia della casa accanto.
Secondo il giornalista inglese esperto in crimine organizzato, Misha Glenny (1958- ), la mafia moderna ha integrato la sua attivita’ clandestina nel contesto legale dell’economia. Nel suo libro McMafia: Un Viaggio Attraverso la Criminalita Globale e Clandestina, Glenny dimostra che questa nuova razza di mafia agisce in una vasta varieta’ di attivita’ che includono le costruzioni, la speculazione edilizia, la racolta ed il trattamento della spazzatura, il mondo dello spettacolo, il turisno e la gestione di alberghi.
Come per la mafia siciliana, i yakuza (ヤクザ) giapponesi sono noti per la loro violenza, ma contrariamente alla storica mafia, hanno adottato fin dall’inizio l’aspetto dell’uomo d’affari. Negli anni ’80 il yakuza espandeva la sua attivita’ nel settore manufatturiero e persino alla gestione di ospedali, andando oltre alle costruzioni ed ai trasporti usando fondi presi a prestito da societa’ finanziarie. La mafia giapponese venne persino accusata di aver creato la cosidetta ‘crisi del yakuza’ degli anni ’90, quando un’inchiesta ufficiale metteva in evidenza che i yakuza stavano prolungando la crisi economica del paese a causa dei loro debiti e degli interessi in campo edilizio.
I yakuza che sono sbarcati qua in Corea non sono differenti dai loro amici in Giappone. Nei media rimbalza la notizia che la Shichidaime Sakaume-gumi (七代目酒梅組), un’organizzazione clandestina controllata dalla piu’ potente organizzazione yakuza giapponese—la Rokudaime Yamaguchi-gumi (六代目山口組)—sta rapidamente espandendo i suoi interessi qua in Corea. Hanno gia preso possesso di un albergo in Ulsan (蔚山, 울산), aquistato terreno per un campo da golf in Pusan (釜山, 부산) ed hanno investito pesantemente in una casa da gioco nell’Isola di Cheju (濟州島, 제주도). Come conseguenza dell’espansione coreana dei yakuza, e’ nata la paura di veder nascere una mafia coreana. Secondo i dati pubblicati di recente dall’Uffico del Procuratore Generale, alla fine dell’anno scorso operavano in Corea 5450 delinquenti affiliati a 223 organizzazioni criminali. Comparando queste cifre con quelle pubblicate 8 anni fa si nota un aumento rispettivo del 12 percento e 31 percento.
Il crimine organizzato qua in Corea sta diventando giorno dopo giorno sempre piu’ difficile da controllare. Mentre i gruppi criminali evadono i controlli governativi dietro al paravento di leggitime attivita’ commerciali, la democratizzazione del paese mette le forze dell’ordine nella posizione di non essere piu’ in grado di agire contro la criminalita’ come potevano fare nel passato. Chiaramente se questa condizione continua, non mi meraviglierei se molto presto finiro’ col vivere tra la mafia della casa accanto.
Giorgio Olivotto
Seoul, Corea
4 luglio 2010
Seoul, Corea
4 luglio 2010
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