Re Yongjo (英祖, 영조, 1694-1776, r.1724-1776) della dinastia Choson (朝鮮國, 조선국, 1392-1910) e’ noto per la sua ostilita’ verso l’alcool. Durante i suoi 53 anni di regno ha continuamente combattuto contro il liquido intossicante e nel 1762 ha addiritura condannato a morte un ufficiale militare di alto livello, Yun Ku-yon (연구윤), per aver violato la legge che proibiva il consumo di alcoolici. I contigiani che protestarono contro il pesante giudizio vennero malamente buttati fuori dal palazzo reale.
La storia coreana ci dice anche che un divieto al consumo di alcool veniva indetto nei periodi di carestia. Il primo di questi divieti veniva introddo dal Re Taru (多婁王, 다루왕, ??-77, r.28-77) del reame di Paekche (百濟, 백제, 18 BC-660 AD), in occasione di una seria carestia.
Gli Stati Uniti, per esempio, dichiararono illegale la produzione, commercio e vendita di bevande alcooliche per un periodo di 14 anni a partire dal 1919, pressati dalle richieste della chiesa protestante che denunciava l’impatto negativo nella societa’ americana dovuto all’anti sociale comportamento degli americani sotto l’influenza dell’alcool.
L’effetto della campagna americana contro l’alcool si faceva sentire anche qua in Corea, a quel tempo sotto controllo giapponese (1910-1945). A portare avanti la protesta furono i capi religiosi del paese. Un editoriale apparso nel 1927 su un giornale cristiano diceva: “Spendiamo in liquori la somma di 83 429 170 won all’anno. Quella sonna puo’ pagare il carovita di 417 145 persone all’anno, assumendo un costo di 200 won per persona... Vuoi ancora bere?”
La proibizione al consumo dell’alcool non fu senza effetti secondari e frustazioni. Durante la dinastia Choson, funzionari corrotti frequentemente entravano nelle taverne con il solo scopo di chiudere un occhio ed incassare la bustarella. Quando Re Chongjo (正祖, 정조, 1752-1800, r.1776-1800), un nipote di Re Yongjo, sali’ al trono poneva sotto accusa l’efficacia della proibizione delle bevande alcooliche dicendo: “Mio nonno, il re, condanno’ a morte un’uomo perche’ beveva, ma l’alcool e’ ancora vivo!”
Il proibizionismo negli Stati Uniti ebbe l’efetto di aumentare il contrabando ed il mercato nero. I depositi di alcool e le farmacie divennero miniere d’oro per la mafia e la malavita.
Oggi e’ difficile trovare in un paese moderno leggislazioni contro l’alcool. Al posto delle leggi ci sono locali pubblici e restrizioni sulle ore di vendita, divieti di forma religiosa e tasse. I fondi pubblici e quelli delle organizzazioni religiose cercano di stare fuori dal giro d’affari delle industrie dei liquori, del tabacco e del gioco d’azzardo. In molti paesi industrializzati vengono applicate tasse sulle attivita’ legate al peccaminoso liquore. Questi paesi tassano l’alcool perche’ e’ spesso la causa di problemi sociali quali il guidare l’auto sotto l’influsso dell’alcool ed avere effetti negativi sull’economia del paese come conseguenza dei rischi sulla salute pubblica.
Qua in Corea, il ministro delle finanze ha recentemente lasciato intendere che il governo sta pensando di introdurre una tassa, sopranominata ‘tassa peccaminosa’, giustificandone l'applicazione con il fatto che “alte tasse sui liquori e sul tabacco possono far aumentare le entrate governative e nello stesso tempo garantire la salute pubblica scoraggiando il consumo di prodotti dannosi alla salute pubblica.” A dar retta a voci non ufficiali provenienti da alti ufficiali governativi, l’istituto governativo di ricerca finaziaria ha indetto un’udienza pubblica sull’argomento in modo da far approvare una legge che aumenti le tasse su articoli altamente pericolosi.
La ‘tassa peccaminosa’ potrebbe essere in grado di uccidere due piccioni con un solo sasso, ma pochi sono coloro che nascondono il dubbio che il governo stia pensando piu’ a generare entrate che a salvaguardare la salute pubblica!
La storia coreana ci dice anche che un divieto al consumo di alcool veniva indetto nei periodi di carestia. Il primo di questi divieti veniva introddo dal Re Taru (多婁王, 다루왕, ??-77, r.28-77) del reame di Paekche (百濟, 백제, 18 BC-660 AD), in occasione di una seria carestia.
Gli Stati Uniti, per esempio, dichiararono illegale la produzione, commercio e vendita di bevande alcooliche per un periodo di 14 anni a partire dal 1919, pressati dalle richieste della chiesa protestante che denunciava l’impatto negativo nella societa’ americana dovuto all’anti sociale comportamento degli americani sotto l’influenza dell’alcool.
L’effetto della campagna americana contro l’alcool si faceva sentire anche qua in Corea, a quel tempo sotto controllo giapponese (1910-1945). A portare avanti la protesta furono i capi religiosi del paese. Un editoriale apparso nel 1927 su un giornale cristiano diceva: “Spendiamo in liquori la somma di 83 429 170 won all’anno. Quella sonna puo’ pagare il carovita di 417 145 persone all’anno, assumendo un costo di 200 won per persona... Vuoi ancora bere?”
La proibizione al consumo dell’alcool non fu senza effetti secondari e frustazioni. Durante la dinastia Choson, funzionari corrotti frequentemente entravano nelle taverne con il solo scopo di chiudere un occhio ed incassare la bustarella. Quando Re Chongjo (正祖, 정조, 1752-1800, r.1776-1800), un nipote di Re Yongjo, sali’ al trono poneva sotto accusa l’efficacia della proibizione delle bevande alcooliche dicendo: “Mio nonno, il re, condanno’ a morte un’uomo perche’ beveva, ma l’alcool e’ ancora vivo!”
Il proibizionismo negli Stati Uniti ebbe l’efetto di aumentare il contrabando ed il mercato nero. I depositi di alcool e le farmacie divennero miniere d’oro per la mafia e la malavita.
Oggi e’ difficile trovare in un paese moderno leggislazioni contro l’alcool. Al posto delle leggi ci sono locali pubblici e restrizioni sulle ore di vendita, divieti di forma religiosa e tasse. I fondi pubblici e quelli delle organizzazioni religiose cercano di stare fuori dal giro d’affari delle industrie dei liquori, del tabacco e del gioco d’azzardo. In molti paesi industrializzati vengono applicate tasse sulle attivita’ legate al peccaminoso liquore. Questi paesi tassano l’alcool perche’ e’ spesso la causa di problemi sociali quali il guidare l’auto sotto l’influsso dell’alcool ed avere effetti negativi sull’economia del paese come conseguenza dei rischi sulla salute pubblica.
Qua in Corea, il ministro delle finanze ha recentemente lasciato intendere che il governo sta pensando di introdurre una tassa, sopranominata ‘tassa peccaminosa’, giustificandone l'applicazione con il fatto che “alte tasse sui liquori e sul tabacco possono far aumentare le entrate governative e nello stesso tempo garantire la salute pubblica scoraggiando il consumo di prodotti dannosi alla salute pubblica.” A dar retta a voci non ufficiali provenienti da alti ufficiali governativi, l’istituto governativo di ricerca finaziaria ha indetto un’udienza pubblica sull’argomento in modo da far approvare una legge che aumenti le tasse su articoli altamente pericolosi.
La ‘tassa peccaminosa’ potrebbe essere in grado di uccidere due piccioni con un solo sasso, ma pochi sono coloro che nascondono il dubbio che il governo stia pensando piu’ a generare entrate che a salvaguardare la salute pubblica!
Giorgio Olivotto
Seoul, Corea
18 luglio 2010
Seoul, Corea
18 luglio 2010
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