L’8 luglio 1853, quattro navi della marina militare americana al commando del Commodoro Matthew Calbraith Perry (1794-1858) apparvero sulla costa di quella che oggi e’ la Baia di Tokyo (東京湾). Fu la tipica dimostrazione della diplomazia del cannone, quella diplomazia che domandava l’apertura di un porto attraverso una dimostrazione di forza.
Dichiarazione Orale dell’Ammiraglio della Marina Americana (Gasshukoku Suishi Teitoku Kōjōgaki, c.1854).
Stampa giapponese che mostra i 3 uomini (Comandante Anan, 54 anni; Perry, 49 anni;
ed il Capitano Henry Adams, 59 anni) che aprirono il Giappone all’Occidente.
Il testo e’ supposto essere la lettera che il Presidente americano Millar Fillmore (1800-1874)
indirizzo’ all’Imperatore giapponese
La nave ammiraglia di Perry, la Susquehanna, era un vascello a vapore con una stazza di 2450 tonnellate, coperto da uno spesso strato di bitume nero in modo da evitare che il legno marcisce. I giapponesi chiamarono il vascello kurofune (黒船, vascello nero). In quelli anni i piu’ grandi vascelli giapponesi avevano una stazza fra le 100 e 200 tonnellate ed il vascello nero probabilmente era tale da intimidire i giapponesi come oggi il resto del mondo si intimidisce nel vedere una portaerei americana di 10 000 tonnellate.
Uno dei giovani giapponesi che sicuramente rimasero impressionati ed impauriti nel vedere il vascello nero fu Shoin Yoshida (吉田 松陰, 1830-1859) che nonostante la nave intimasse paura riusciva ad impadronirsi di un piccolo battello di pescatori col quale accostava il vascello nero con lo scopo di scoprirne i segreti e conoscere meglio il suo equipaggio. A Yoshida veniva proibito salire a bordo ed al suo ritorno a terra veniva condannato ad alcuni anni di carcere come punizione per quello che aveva fatto. Nonostante la condanna Yoshida non perdeva il suo spirito battagliero. Dopo il ritorno al paese natio si dedicava all’insegnamento ed i suoi studenti, tra i quali il Principe Hirobumi Ito (伊藤 博文, 1841–1909), furono gli uomini che guidarono la Meiji Restoration (明治維新) del 1867 che segnava l’inizio della modernisazione del Giappone.
Il 28 novembre del 2009, un sottile ‘telefonino intelligente’ entrava per la prima volta nel mercato coreano: l’iPhone della Apple. Quel telefonino di soli 6 centimetri in laghezza, 12 centimetri in lunghezza ed appena 135 grammi in peso, in soli 3 mesi riusciva a rivoluzionare il mercato coreano dei telefoni tascabili.
Il tefono tascabile si era evoluto da un’oggetto per communicazioni verbali ad un computer nel palmo della mano che poteva essere usato per ascoltare musica, divertirsi con i video-giochi e navigare la Web. Secondo i dati resi pubblici dalla KT (Korea Telecom, 한국통신) al marzo 2010, la vedita dell’iPhone raggiungeva e superava le 400 000 unita’, mentre la media dell’uso della trasmissione senza fili di dati aumentava del 122 percento. Considerando l’interesse dei consumatori per i modelli Omnia e Motoroi, il numero dei ‘telefonini intelligenti’ superava il milione.
Il ‘telefonino intelligente' sta ristrutturando il mercato coreano dell’Internet. Tuttavia, il governo coreano sta muovendosi nella direzione opposta a quella di Yoshida. In questi ultimi anni il governo coreano ha solamente cercato di frenare, e sotto certi aspetti proibire, l’introduzione nel paese di nuovi servizi nel campo delle tecnologie informatiche (IT). I telefonini erano obbligati ad incorporare WIPI (Wireless Internet Platform for Interoperability, 위피), uno standard coreano di collegamento senza fili in Internet. Questa disposizione impediva l’introduzione in Corea, la cosidetta potenza mondiale nel campo IT, dell’iPhone per piu’ di un’anno dalla sua introduzione nel mercato mondiale.
Sebbene la Corea abbia una struttura Internet piu’ veloce nel mondo, ritardava l’introduzione dei telefoni Internet (Voice over Internet Protocol, VoIP) e della televisione Internet (Internet Protocol Television, IPTV). Questa e’ la ragione per la quale il paese e’ stato costretto a guardare alla reazione delle societa’ telefoniche e delle stazioni televisive straniere. Oggi, alcuni problemi sono stati risolti, ma c’e’ ancora molta strada da percorrere, per esempio usare i sistemi di navigazione di una societa’ straniera o scaricare video-giochi dall’App Store usando un iPhone al momento non e’ ancora possibile a causa delle restrizioni nel mercato domestico. Ma c’e’ di piu’, i siti Web coreani sono afflitti dall’obbligo di scaricare informazioni attraverso il cosidetto ActiveX. In altre parole, i siti Web coreani invece di usare il certificato ufficiale di autenticazione per la sicurezza, sono ancora legati ai metodi ormai superati dei programmi di ricerca virus, firewalls (pareti anti fiamma) ed altre similari misure di sicurezza ActiveX. La conseguenza e’ che i ‘telefonini intelligenti’ trovano difficolta’ nell’entrare i servizi bancari online o i servizi di vendita online. Gli operatori coreani sono disperati nel vedere questo ‘isolazionismo digitale’ che ancora si rifuta di accettare gli standard globali del ramo.
Negli anni del Yoshida il Giappone non aveva altre scelte oltre a quella di aprire i suoi porti ai vascelli neri. Allora il paese era pronto ad accettare i sistemi occidentali e ad invadere la Corea 12 anni piu’ tardi. Il 20 settembre 1875, la nave militare giapponese Unyo (雲鷹, Sparviero che Fa Piangere le Nuvole) accostava l’isola Kanghwa (江華島, 강화도) e quando i soldati di Choson (大朝鮮, 대조선) attaccarono la nave col pretesto che era entrata illegalmente nelle acque territoriali coreane, i giapponesi distruggevano con un borbardamento navale la fortezza di Choji (長治, 초지진) ed attaccarono la fortezza di Yongjong (永宗, 영종진) facendola crollare. Tra i caduti 35 soldati coreani e 16 i prigionieri; i giapponesi sequestravano 35 cannoni e circa 130 fucili a miccia facendo registrare solamente 2 feriti. Nonostante questo i giapponesi davano la responsabilita’ dell’accaduto ai coreani e nel 1905 la porta della colonizzazione del paese veniva completamente aperta con la firma, nell’isola Kanghwa, del Trattato di Protezione Giapponese-Coreano.
L’Unyo era un vasselo a vapore con una stazza di appena 245 tonnellate ed era armato con due soli cannoni. Le forze navali di Choson avevano sconfitto la flotta giapponese durante l’invasione del 1592 (壬辰倭亂, 임진왜란) con il loro panokson (板屋船, 판옥선), una nave da guerra armata con grosse freccie che potevano penetrare uno spessore di granito di 40 centimetri. Nonostante questo 300 anni piu’ tardi, non furono in grado di fermare un piccolo vassello armato di cannoni. Fu quella l’amara fine dell’isolazionismo coreano.
Il panokson (stampa su carta, XVII secolo)
Sembra un paradosso, il Giappone, un paese che 100 anni fa dominava l’intera Asia aprendo i suoi porti, oggi ha scelto la strada dell’isolazionismo nel campo delle communicazioni elettroniche. Come gli animali delle isole Galapagos che si sono evoluti indipendentemente da influssi provenienti da altri continenti, il Giappone ha la sua migliore tecnologia orientata solamente verso il mercato domestico.
La Samsung Electronics (삼성전자) e la LG Electronics (LG전자) sono state capaci di aprirsi una strada infilandosi in questa crepa giapponese ed ora stanno lottando per il primo e secondo posto nel mercato mondiale dei televisori e dei telefonini. Tuttavia, se la Corea continua ad intestardirsi nei termini dei contenuti, della software e dei servizi di communicazione sulla ‘via coreana’, anche la Corea finira’ col diventare una ‘Galapagos digitale’.
Giorgio Olivotto
Seoul, Corea
29 agosto 2010
Seoul, Corea
29 agosto 2010
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