La Logica Vuota dell’‘Acqua Santa’ Coreana

L’acqua spesso viene descritta nelle leggende folcloristiche come apportatrice di vita, probabilmente perche’ l’acqua e’ la sorgente di tutto quello che esiste al mondo, incluso la vita umana.
L’acqua assume un ruolo importantissimo nella Leggenda della Principessa Pari, un epica ballata coreana recitata durante il kut (rituale scamanista) per la purificazione dopo la morte. Pari e’ la settima figlia del re sciovinista Ogu, che desiderava un figlio maschio. Deluso per dare un’altra volta vita ad una femmina, abbandona la piccola Pari che cresce fuori dalla reggia. Molti anni dopo, quando Re Ogu cade malato, la figlia abbandonata, spinta dalla pieta’ filiale, scende all’inferno per prendere l’acqua che da la vita e salvare suo padre. Grazie a quest’acqua miracolosa la salute del re migliora fino a ringiovanirlo.
Nella realta’ acqua che da la vita esiste davvero. L’acqua santa di Lourdes in Francia, e’ famosa in tutto il mondo. Nel 1858, la quatordicenne Marie-Bernarde Soubirous (1844-1879) ne trovava la sorgente nella grotta di Massabielle e la ragazza veniva piu’ tardi canonizzata come santa. La sorgente di Lourdes divenne famosa dopo che il medico Francese Alexis Carrel (1873-1944), Premio Nobel per la medicina nel 1912, scrisse in un suo libro circa gli effetti miracolosi dell’acqua di Lourdes capace di curare la sua malattia e quella di moltissimi altri.
In giro per il mondo ci sono parecchie altre localita’ dove si possono trovare sorgenti di acque miracolose. Il governo tedesco ha analizzato gli effetti curativi dell’acqua proveniente da una miniera abbandonata di Nordenau, un distretto della citta’ di Schmallenberg (Rhine-Westphalia settentrionale). Pazienti colpiti da leucemia dopo il disastro nucleare di Chernobyl (Чернобыль) nel 1986, trovarono dei benefici bevendo quell’acqua. Simili effetti sono stati registrati nell’acqua di una sorgente in un ranch di Tlacote, Querentaro, Messico. Secondo analisi cliniche condotte da un ospedale, l’acqua ha beneficato l’80 percento di pazienti colpiti da piu’ di 200 malattie incluse allergie, malattie della pelle, malattie degli organi digestivi e diabete.
C’e’ poi la storia dell’Olio di Lorenzo, un film Holliwoodiano diretto dall’australiano George Miller (1945- ) nel 1992, basato sulla vera storia di Lorenzo Odone (1978-2008) e dei suoi genitori Augusto e Michela Odone. Quando Lorenzo venne colpito da una rara malattia, la andrenoleucodistrofia (ALD), Augusto e Michela si impegnarono in uno sforzo erculeo pur di trovarne una cura e riuscirono a curare Lorenzo grazie ad un estratto di puro olio di oliva. Molti ragazzi colpiti dalla stessa malattia sono stati curati con quell’olio, che nonostante non sia stato in grado di guarire molti di loro ha dimostrato di essere in grado di controllare la malattia.
Un professore di medicina in una prestigiosa universita’ coreana e’ stato recentemente arrestato sotto l’accusa di aver fabbricato delle macchine fasulle che, secondo il professore, erano in grado di trasformare normale acqua di rubinetto nell’acqua miracolosa di Lourdes. Il professore, se fosse stato onesto, avrebbe potuto veramente creare la versione coreana dell’olio di Lorenzo. Ma secondo analisi condotte dalla polizia, l’acqua del professore non era nemmeno potabile: invece di essere capace di dare la vita, portava la morte.
Sto pensando se sara’ mai possibile creare veramente l’acqua che da la vita!
Giorgio Olivotto
Seoul, Corea
25 luglio 2010

The Holey Logic of Korea’s ‘Holy Water’

Water often appears as a life-giving substance in folktales. That is probably because water is the source of everything in the world, including human life.
Water takes an important role in The Tale of Princess Pari, an epic Korean ballad recited during the kut (shamanistic ritual) for purification after dead. Pari is born as the seventh daughter to the chauvinistic King Ogu, who had hoped for a son. Disappointed by yet another daughter, he discards baby Pari and she is raised outside the palace walls. Later in Pari’s life, the king becomes seriously ill and, out of filial duty, the disowned princess descends into hell to bring back life-giving water to save her father. This water miraculously rejuvenates the deathly ill king.
Life-giving water exists in reality as well. The holy water of Lourdes, France, is renowned the world over. In 1858, 14-year-old Marie-Bernarde Soubirous (1844-1879) found the spring in the cave of Massabielle. The young girl was later canonised as a saint. The spring water of Lourdes became more famous after the French surgeon Alexis Carrel (1873-1944), the 1912 Nobel Prize in Medicine, wrote in a book of the water’s magical healing effect on his own ailment, as well as those of countless others.
Other places around the world have produced water with supernatural restorative powers. The German government has verified the healing effects of water from an abandoned mine in Nordenau, a district of the city of Schmallenberg (North Rhine-Westphalia). Patients who developed leukaemia after the Chernobyl (Чернобыль) nuclear disaster in 1986, reportedly benefited from the water. Similarly, a well from a ranch in Tlacote, Querentaro, Mexico is also well known. According to clinical tests by a general hospital, the water has 80 percent healing effects on some 200 ailments including allergies, skin diseases, disease of the digestive organs and diabetes.
Then there is the story of Lorenzo’s Oil, the 1992 Hollywood drama film directed by the Australian George Miller (1945- ), based on the true story of Lorenzo Odone (1978-2008) and his parents Augusto and Michaela Odone. When Lorenzo was diagnosed with a rare disease, adrenoleukodystrophy (ALD), Augusto and Michaela undertook a herculean effort to find a cure. Eventually, they were able to use an extract of pure olive oil to treat their son. Many young boys were treated with the oil, which, despite not curing every patient, was proven to effectively prevent the disease.
A professor of medicine at a prestigious university in Korea was arrested recently on charges of manufacturing false machines that, he asserted, could turn ordinary tap water into the miraculous holy water of Lourdes. Had he been truthful, this professor could have been the creator of Korea’s own Lorenzo’s oil, but according to a police probe, his water was not even drinkable. Instead of being life-giving water, it brought death.
I wonder if it will ever be possible to manufacture true life-giving water!
Giorgio Olivotto
Seoul, Korea
July 25, 2010

Vuoi Ancora Bere?

Re Yongjo (英祖, 영조, 1694-1776, r.1724-1776) della dinastia Choson (朝鮮國, 조선국, 1392-1910) e’ noto per la sua ostilita’ verso l’alcool. Durante i suoi 53 anni di regno ha continuamente combattuto contro il liquido intossicante e nel 1762 ha addiritura condannato a morte un ufficiale militare di alto livello, Yun Ku-yon (연구윤), per aver violato la legge che proibiva il consumo di alcoolici. I contigiani che protestarono contro il pesante giudizio vennero malamente buttati fuori dal palazzo reale.
La storia coreana ci dice anche che un divieto al consumo di alcool veniva indetto nei periodi di carestia. Il primo di questi divieti veniva introddo dal Re Taru (多婁王, 다루왕, ??-77, r.28-77) del reame di Paekche (百濟, 백제, 18 BC-660 AD), in occasione di una seria carestia.
Gli Stati Uniti, per esempio, dichiararono illegale la produzione, commercio e vendita di bevande alcooliche per un periodo di 14 anni a partire dal 1919, pressati dalle richieste della chiesa protestante che denunciava l’impatto negativo nella societa’ americana dovuto all’anti sociale comportamento degli americani sotto l’influenza dell’alcool.
L’effetto della campagna americana contro l’alcool si faceva sentire anche qua in Corea, a quel tempo sotto controllo giapponese (1910-1945). A portare avanti la protesta furono i capi religiosi del paese. Un editoriale apparso nel 1927 su un giornale cristiano diceva: “Spendiamo in liquori la somma di 83 429 170 won all’anno. Quella sonna puo’ pagare il carovita di 417 145 persone all’anno, assumendo un costo di 200 won per persona... Vuoi ancora bere?
La proibizione al consumo dell’alcool non fu senza effetti secondari e frustazioni. Durante la dinastia Choson, funzionari corrotti frequentemente entravano nelle taverne con il solo scopo di chiudere un occhio ed incassare la bustarella. Quando Re Chongjo (正祖, 정조, 1752-1800, r.1776-1800), un nipote di Re Yongjo, sali’ al trono poneva sotto accusa l’efficacia della proibizione delle bevande alcooliche dicendo: “Mio nonno, il re, condanno’ a morte un’uomo perche’ beveva, ma l’alcool e’ ancora vivo!
Il proibizionismo negli Stati Uniti ebbe l’efetto di aumentare il contrabando ed il mercato nero. I depositi di alcool e le farmacie divennero miniere d’oro per la mafia e la malavita.
Oggi e’ difficile trovare in un paese moderno leggislazioni contro l’alcool. Al posto delle leggi ci sono locali pubblici e restrizioni sulle ore di vendita, divieti di forma religiosa e tasse. I fondi pubblici e quelli delle organizzazioni religiose cercano di stare fuori dal giro d’affari delle industrie dei liquori, del tabacco e del gioco d’azzardo. In molti paesi industrializzati vengono applicate tasse sulle attivita’ legate al peccaminoso liquore. Questi paesi tassano l’alcool perche’ e’ spesso la causa di problemi sociali quali il guidare l’auto sotto l’influsso dell’alcool ed avere effetti negativi sull’economia del paese come conseguenza dei rischi sulla salute pubblica.
Qua in Corea, il ministro delle finanze ha recentemente lasciato intendere che il governo sta pensando di introdurre una tassa, sopranominata ‘tassa peccaminosa’, giustificandone l'applicazione con il fatto che “alte tasse sui liquori e sul tabacco possono far aumentare le entrate governative e nello stesso tempo garantire la salute pubblica scoraggiando il consumo di prodotti dannosi alla salute pubblica.” A dar retta a voci non ufficiali provenienti da alti ufficiali governativi, l’istituto governativo di ricerca finaziaria ha indetto un’udienza pubblica sull’argomento in modo da far approvare una legge che aumenti le tasse su articoli altamente pericolosi.
La ‘tassa peccaminosa’ potrebbe essere in grado di uccidere due piccioni con un solo sasso, ma pochi sono coloro che nascondono il dubbio che il governo stia pensando piu’ a generare entrate che a salvaguardare la salute pubblica!
Giorgio Olivotto
Seoul, Corea
18 luglio 2010

Will you still Want that Drink?

King Yongjo (英祖, 영조, 1694-1776, r.1724-1776) of the Choson Dynasty (朝鮮國, 조선국, 1392-1910) is known to have abhorred alcohol. He fought persistently against the intoxicating liquid during his lengthy 53-year reign. He punished a high-level military officer, Yun Ku-yon (연구윤), with death in 1762 for violating prohibition of alcohol. Court aides complaining of such harsh punishment for having a drink were all sacked and kicked out.
The Korean history also shows a liquor ban was popularly used during famine years. The first-ever prohibition in Korea, introduced by King Taru (多婁王, 다루왕, ??-77, r.28-77) of Paekche Kingdom (百濟, 백제, 18 BC-660 AD), was brought about because of famine.
The United States made manufacturing, trade and sales of alcohol illegal nationwide for 14 years from 1919, succumbing to the temperance movement by Protestants disapproving of the negative social impact of Americans’ drinking behaviour.
The campaign caught on across the Pacific in Korea, under Japanese rule (1910-1945) at that time, was led by religious leaders here. An editorial in a Christian newspaper in 1927 read: “Spending on liquor amounts to 83 429 170 won a year. That can cover living expenses for some 417 145 people a year when assuming living costs of 200 won per person… Do you still want that drink?
Prohibition was not without side effects and backlashes. Corrupt officials in the Choson Dynasty frequently raided and burst in on saloons to fatten their pockets. When King Chongjo (正祖, 정조, 1752-1800, r.1776-1800), Yongjo’s grandson, succeeded to the throne, he questioned the effectiveness of prohibition. “My grandfather, the king, took a man’s life for drinking and yet alcohol survived.”
Prohibition in the United States triggered smuggling and proliferation of black markets. Alcohol warehouses and drugstores served as a gold mine for the mafia and gangsters.
It is hard to find extensive sumptuary law on alcohol in modern states. Instead, there are public place and time restrictions, religious proscriptions and taxes. Funds from public and religious organisations keep their distance from the liquor, tobacco or gambling industries. Many advanced countries also tax ‘sinful’ liquor-related activity. These societies tax alcohol because it can cause social harm, such as drunk driving, as well as negative economic consequences because of health risks.
Here in Korea, Finance Minister recently hinted that the government may introduce a so-called ‘sin tax’ as “higher taxes on liquor and tobacco can boost government revenue and at the same time help public health by discouraging consumption of health-hazardous articles.” Taking the cue from top government officials, the state-run tax research institute did a public hearing on an excise tax to incorporate taxing objects of widespread disapproval.
‘Sin tax’ could kill two birds with one stone, but why does it feel like the government is inspired more by generating revenue than a genuine concern for public health?
Giorgio Olivotto
Seoul, Korea
July 18, 2010

Ricordando un Diplomatico Culturale

Gli affreschi nelle tombe dell’antico reame di Koguryo (高句麗, 고구려, 37 BC-668 AD), sparse qua e la’ nella provincia di Pyongan (平安道, 평안도) nella Corea del Nord sono state elevate dalla Conferenza Generale dell’UNESCO nel 2004 al rango di Eredita’ Culturale Mondiale. Prima del 2004 questi affreschi trovandosi nella Corea del Nord, un paese ermeticamente chiuso alle influenze esterne, erano stati praticamente dimenticati. Il riconoscimento dell’UNESCO non e’ stato generato ne dal governo della Corea del Sud, ne da quello della Corea del Nord, ma solamente grazie all’intervento ed ai legami personali del pittore giapponese Ikuo Hirayama (平山 郁夫, 1930-2009).
La signora di Susanri (V secolo)
Il legame di Hirayama con Kogurio risale al 1967 quando il trentasettenne pittore rimase estasiato nel vedere la foto dell’affresco di una donna proveniente dalla tomba di Susanri (수산리 귀부인), una delle tante tombe di Kogurio sparse nella Corea del Nord. Quello che piu’ colpi’ Hirayama fu la somiglianza della signora di Susanri con Himiko (卑弥呼, ??-c.248), un’oscura regina sciamana nell’antico Giappone. Ispirato dall’affresco di Susanri Hirayama iniziava a dipingere l’immagine fantastica di Himiko, un dipinto che veniva completato un anno piu’ tardi. Quattro anni dopo, avveniva un’altra sorprendente scoperta. Nella tomba Takamatsuzuka (高松塚古墳, Takamatsuzuka Kofun, Tre Antiche Tombe dell’Alto Pino), un’antica tomba a forma circolare nel villaggio di Asuka (明日香村, Asuka-mura), nella prefettura di Nara (奈良県, Nara-ken), in Giappone, veniva trovato un affresco rappresentante una donna che assomigliava esattamente alla Himiko che Hirayama aveva dipinto quattro anni prima.


Le signore di Takamatsuzuka (VII secolo)

Da quel giorno, Hirayama comincio’ a credere che le origini della cultura giapponese trovavano le radici nella penisola coreana. Ventisette anni dopo, nel 1997, nella veste di ambasciatore dell’UNESCO visitava la Corea del Nord, fu fortunato di vedere in persona l’affresco della tomba di Susanri. Durante quella visita suggeriva alle autorita’ nord coreane di chiedere la registrazione delle tombe di Koguryo nell’elenco UNESCO delle Eredita’ Culturali Mondiali e riusciva a persuadere i nord coreani ad autorizzare un sopraluogo alle tombe e prendere tutte le misure necessarie per la loro conservazione. I nord coreani pero’ non avevano ne le apparecchiature necessarie, ne i mezzi finanziari per tale progetto e si appoggiarono completamente a Hirayama che chiedeva aiuto al governo giapponese, ottenendone un sussidio finanziario, sussidio che non essendo sufficiente per il progetto veniva incrementato dal ricavato della vendita dei suoi dipinti che raggiunsero prezzi altissimi nel mercato giapponese di quelli anni.
Quando Hirayama spedi’ un termo-idrostato da usarsi nelle tombe, l’apparecchiatura veniva bloccata alla frontiera nord coreana col pretesto che violava i regolamenti sul controllo delle importazioni ed Hirayama fu costretto a firmare una dichiarazione nella quale garantiva che l’apparecchiatura sarebbe stata usata solamente per il mantenimento dei beni culturali del paese. Grazie al suo intervento a favore della causa dell’UNESCO, alle 9 visite da lui fatte nella Corea del Nord ed al suo sforzo personale nel convincere le persone intorno a lui, gli affreschi nelle tombe di Koguryo sono stati registrati nell’elenco delle eredita’ culturali mondiali, uscendo cosi’ dal ristretto cerchio dei tesori del popolo coreano.
Perche’ Hirayama ha dedicato se stesso in un modo cosi' appassionato agli affreschi di Koguryo? Egli stesso lo ha spiegato: “Quando a Hiroshima [広島市, Hiroshima-shi] ero studente al nono livello, scoppiava la bomba atomica che distruggeva la citta’. Io fui fortunato a sopravvivere e da allora ho vissuto nella convinzione che gli esseri umani non devono dichiarare guerra gli uni contro gli altri. Il popolo giapponese ha un grande ed antico debito verso la penisola coreana ed aiutare gli altri attraverso la cultura e l’arte e’ il motto del mio movimento per la pace.” Quelle parole che Hirayama pronunciava con un filo di voce da vero credente in Buddha, risuonano ancora nella mia mente. Hirayama che aveva dedicato la sua vita a dipingere con un’attitudine Buddhista, moriva l'anno scorso all’eta’ di 79 anni.
Giorgio Olivotto
Seoul, Corea
11 luglio 2010

Remembering a Cultural Diplomat

The murals of the ancient Koguryo Kingdom (高句麗, 고구려, 37 BC-668 AD) tombs scattered around the Pyongan Province (平安道, 평안도) in North Korea have been designated as a World Heritage site at the General Conference of UNESCO in 2004. In the past, the murals had never come into the spotlight because they were in North Korea, a completely closed country. It was not because of the government of South Korea or North Korea, but the personal effort and influence of Japanese painter Ikuo Hirayama (平山 郁夫, 1930-2009), that they were registered as UNESCO cultural heritage.

The lady of Susanri (5th century)

The tie between Hirayama and Koguryo goes back to 1967. The young painter was stunned when he first saw a photo of a mural of a woman from Susanri Tomb (수산리 귀부인), an ancient Koguryo tomb in North Korea. It struck him that Himiko (卑弥呼, ??-c.248), an obscure shaman queen of ancient Japan, must have looked similar to her. Based on the inspiration he got from the mural, he started to draw a painting depicting the fantastic image of Himiko and completed it one year later. Four years later, another surprising incident occurred. In the Takamatsuzuka Tomb (高松塚古墳, Takamatsuzuka Kofun, Tall Pine Tree Ancient Burial Mound), an ancient circular tomb in Asuka village (明日香村, Asuka-mura), Nara prefecture (奈良県, Nara-ken), Japan, a painting of a beauty that looked exactly the same as the Himiko he painted was found.
The ladies of Takamatsuzuka (7th century)

From then, he started to cherish a belief that the origin of Japanese culture stems from the Korean Peninsula. In 1997, 25 years after that, he got a rare chance to see the wall plasters of Susanri Tomb with his own eyes. In the capacity of a UNESCO goodwill ambassador, he visited North Korea. During his visit, he proposed that North Korean officials register the ancient tomb as a world cultural heritage site and persuaded them to perform a site survey and take the necessary preservation measures. As the North Korean authorities lacked in equipment as well as financial means to support the project, they relied almost entirely on Hirayama. After pleading for help from the Japanese government, he received a government subsidy, but he had to use income from his painting exhibitions to cover the financial shortage for the project. His paintings were sold at the highest price in Japan at that time.
When he sent a thermo-hygrostat to the tomb, it was stopped at the border on the reason that it could be in violation of export control regulations. He had to write a paper guaranteeing that the equipment would not be used for other purposes than preservation of cultural heritage. Owing to his effort of making 9 visits to North Korea, dedication to the cause of UNESCO and personal efforts to persuade people around him, the Koguryo murals became the cultural heritage of the world instead of just being the treasure of Koreans.
Then, why did Hirayama devote himself so passionately to the Koguryo mural? He said: “When I was a grade 9 student in Hiroshima [広島市, Hiroshima-shi], an atomic bomb was dropped there. But I was lucky enough to survive. I have lived with the conviction that human beings should not fight against each other again. Japanese people owed a lot to the Korean Peninsula in ancient times. Helping others through culture and arts has been the motto of my peace movement.” Those words, which he said in a low voice as a seeker of Buddha, still ring in my ears. He had devoted his life to painting with a Buddhist’s attitude and passed away last year at the age of 79.
Giorgio Olivotto
Seoul, Korea
July 11, 2010

I Banditi della Casa Accanto

Tra la fine del IXX secolo e l’inizio del XX secolo membri della famosa mafia siciliana cominciarono ad arrivare negli Stati Uniti e dopo essersi accomodati nelle grandi citta’, principalmente Chicago e New York, cominciarono a fare soldi sfruttando la prostituzione, il gioco d’azzardo ed il traffico della droga. Oggi quando si parla di mafia, subito viene alla mente un italiano di carnagione scura in abito formale, qualcuno come Marlon Brando nel vesti di Vito Corleone nel film Il Padrino. In realta’ i veri mafiosi di oggi appaiono piu’ simili a uomini d’affari che a banditi.
Secondo il giornalista inglese esperto in crimine organizzato, Misha Glenny (1958- ), la mafia moderna ha integrato la sua attivita’ clandestina nel contesto legale dell’economia. Nel suo libro McMafia: Un Viaggio Attraverso la Criminalita Globale e Clandestina, Glenny dimostra che questa nuova razza di mafia agisce in una vasta varieta’ di attivita’ che includono le costruzioni, la speculazione edilizia, la racolta ed il trattamento della spazzatura, il mondo dello spettacolo, il turisno e la gestione di alberghi.
Come per la mafia siciliana, i yakuza (ヤクザ) giapponesi sono noti per la loro violenza, ma contrariamente alla storica mafia, hanno adottato fin dall’inizio l’aspetto dell’uomo d’affari. Negli anni ’80 il yakuza espandeva la sua attivita’ nel settore manufatturiero e persino alla gestione di ospedali, andando oltre alle costruzioni ed ai trasporti usando fondi presi a prestito da societa’ finanziarie. La mafia giapponese venne persino accusata di aver creato la cosidetta ‘crisi del yakuza’ degli anni ’90, quando un’inchiesta ufficiale metteva in evidenza che i yakuza stavano prolungando la crisi economica del paese a causa dei loro debiti e degli interessi in campo edilizio.
I yakuza che sono sbarcati qua in Corea non sono differenti dai loro amici in Giappone. Nei media rimbalza la notizia che la Shichidaime Sakaume-gumi (七代目酒梅組), un’organizzazione clandestina controllata dalla piu’ potente organizzazione yakuza giapponese—la Rokudaime Yamaguchi-gumi (六代目山口組)—sta rapidamente espandendo i suoi interessi qua in Corea. Hanno gia preso possesso di un albergo in Ulsan (蔚山, 울산), aquistato terreno per un campo da golf in Pusan (釜山, 부산) ed hanno investito pesantemente in una casa da gioco nell’Isola di Cheju (濟州島, 제주도). Come conseguenza dell’espansione coreana dei yakuza, e’ nata la paura di veder nascere una mafia coreana. Secondo i dati pubblicati di recente dall’Uffico del Procuratore Generale, alla fine dell’anno scorso operavano in Corea 5450 delinquenti affiliati a 223 organizzazioni criminali. Comparando queste cifre con quelle pubblicate 8 anni fa si nota un aumento rispettivo del 12 percento e 31 percento.
Il crimine organizzato qua in Corea sta diventando giorno dopo giorno sempre piu’ difficile da controllare. Mentre i gruppi criminali evadono i controlli governativi dietro al paravento di leggitime attivita’ commerciali, la democratizzazione del paese mette le forze dell’ordine nella posizione di non essere piu’ in grado di agire contro la criminalita’ come potevano fare nel passato. Chiaramente se questa condizione continua, non mi meraviglierei se molto presto finiro’ col vivere tra la mafia della casa accanto.
Giorgio Olivotto
Seoul, Corea
4 luglio 2010

The Gangsters Next Door

It was between the late 19th century and the early 20th century that members of the famous Sicilian Mafia moved to the United States. After settling down in large metropolitan cities like Chicago and New York, the Mafia set about making money from prostitution, gambling and drug trafficking. When people talk about the Mafia today, they often picture dark, Italian men in suits like Marlon Brando’s character Vito Corleone in the Godfather films. Yet, the real mafiosi of today are more likely to look like white-collar businessmen than gangsters.
According to British journalist and organised crime expert Misha Glenny (1958- ), the modern Mafia have integrated their underground businesses into the legal economy. In his book McMafia: A Journey Through the Global Criminal Underworld, Glenny shows that this new breed of Mafia works in a variety of industries including construction, real estate, garbage disposal, performance, tourism and hotels.
Like the Sicilian Mafia, the Japanese yakuza (ヤクザ) also are known for their use of violence. But unlike their historic Italian counterparts, they adopted the outward appearance of ‘businesses’. In the 1980s, the yakuza-related businesses expanded their activities to the manufacturing sector and even to the management of hospitals, going beyond construction and transportation businesses with money borrowed from financial companies. The Japanese Mafia was even blamed for something called the ‘yakuza recession’ in the 1990s, when investigators said that the yakuza was prolonging the country’s economic downturn because of its involvement in bad debts and the housing industry.
Yakuza members who come over to Korea are not any different. It is reported that the Shichidaime Sakaume-gumi (七代目酒梅組), under the largest Japanese yakuza organisation Rokudaime Yamaguchi-gumi (六代目山口組), is actively expanding its business in Korea. They took over a hotel in Ulsan (蔚山, 울산), purchased land for a golf course in Pusan (釜山, 부산) and invested in a casino on Cheju Island (濟州島, 제주도). As criminal groups expand in Korea, concerns about the emergence of a Korean Mafia become more serious. According to the data released by the Supreme Prosecutors’ Office, there are around 5450 gangsters affiliated with 223 organised crime groups as of the end of last year. Compared to the figures 8 years ago, this is an increase of 12 percent and 31 percent, respectively.
Organised crime is becoming increasingly difficult to control in Korea. While the criminal groups evade government investigation under the cloak of legitimate business activities, democratisation has meant that investigators can no longer take the brusque approach against Korean Mafia members that they did in the past. If this situation continues, I wonder whether I will end up living with a Mafia in my home neighbourhood.
Giorgio Olivotto
Seoul, Korea
July 4, 2010