Dall’altra Parte del Muro

Se in questi giorni uno decidesse di fare una passeggiata dentro alla reggia di Toksu (德壽宮, 덕수궁, Toksukung), notera’ facilmente i lavori di ristrutturazione del Sokjojon (石造殿, 석조전, Casa di Pietra). I seouliti hanno dato il benvenuto alla notizia che sono venuti alla luce i disegni originali del Sokjojon e che la Casa di Pietra sara’ ristrutturata come era stata progettata. Sulla copertina della cartella contenente i disegni c’era una pianta della reggia al tempo di Re Kojong (高宗,고종, 1852-1919, r.1863-1907) e la vera storia del Sokjojon.
Nel 1868, Re Kojong decideva di costruire una reggia in stile occidentale. Un anno prima, il re aveva fatto ritorno alla reggia dopo essersi rifugiato per quasi un anno dentro all’Ambasciata Russa. Il Regno di Choson (朝鮮國, 조선국, Chosonkuk) era cosi’ fragile che persino il suo re non era in grado di proteggere la sua vita e per salvarsi doveva rifugiarsi dentro all’ambasciata di un paese straniero. Dopo quell’esperienza umiliante, Re Kojong dichiarava il Grande Impero dell’Han (大韓帝國, 대한제국, Taehanjeguk), Choson non era piu’ un regno che aveva bisogno dell’approvazione della Cina, ma un impero di diritto. Il primo progetto intrapreso dall’impero fu la costruzione del Sokjojon che doveva diventare la reggia dell’imperatore. Nel 1910, la reggia imperiale veniva completata mentre Choson veniva annesso al Giappone. L’imperatore costruiva la sua reggia senza realizzare che il suo impero stava per crollare. I disegni originali del Sokjojon non possono che far pensare a complicate congiure storiche.
Certamente l’imperatore riteneva necessario avere una nuova reggia per ripristinare la dignita’ del suo impero o forse pensava che la reggia di Toksu era troppo piccola. Ma veramente pensava che una nuova reggia era prioritaria, quando la sua dinastia era moribonda, il popolo in miseria e le sorti della nazione come la fiamma di una candela che oscilla al vento? Pochi anni prima, nel 1894, Isabella Lucy Bird (Mrs. Bishop, 1831-1904), della Royal Geographical Society, viaggiava in lungo e largo nel regno di Choson riportando le sue impressioni nel libro Corea ed i suoi Vicini (1898). Nel libro si legge che Seoul era pervasa da una puzza insopportabile al punto che era difficile credere che la capitale del paese fosse cosi’ sozza: i drenaggi nelle strade erano invasi dalle acque di scarico delle case adiacenti.
Mentre il popolo viveva in miseria e la nazione stava crollando, dall’altra parte del muro di cinta della reggia, l’imperatore stava costruendo un nuovo palazzo reale. Il progressista Yun Chi-ho (尹致昊, 윤치호, 1864-1945) scriveva nel suo diario che l’imperatore stava costruendo un “reggia giocattolo”. Anche se il costo per la nuova reggia non era certamente sufficiente a salvare il suo impero, Re Kojong doveva impiegare ogni mezzo a sua diposizione per comprare armi, costruire linee ferroviarie e creare industrie. Evidentemente, credeva che il re fosse lo stato, ma gli occhi del re non erano capaci di vedere al di la’ del muro di cinta della sua reggia.






La reggia di Toksu vista dall’altra parte del muro di cinta



La tragica sorte del Sokjojon rispecchia la realta' della Corea di oggi. I coreani stanno costruendo una nuova reggia senza guardare cosa c’e’ dall’altra parte del muro di cinta. In altre parole, i leader del paese sono indaffarati nel costruire le loro regge, proprio come faceva Re Kojong.
L’anno scorso i seouliti sono andati alle urne per esprimere la loro oppinione sull’offrire un pranzo gratuito ai scolaretti della citta’. Il risultato era evidentemente legato al futuro del paese. Oggi, l’America e parecchi paesi europei stanno vivendo l’incubo delle loro fragili economie sull’orlo del crollo sotto l’enorme peso di un debito nazionale generato dalla mancanza di programmazione delle spese pubbliche. I politici usano i fondi pubblici per accapararsi voti ed e’ percio’ naturale che il Presidente Lee Myung-bak (李明博, 이명박, Yi Myong-bak, b.1841, p.2008) richiami l’attenzione sulla salute delle finanze statali. Questo pero’ non e’ il vero problema, il problema di “dare ai ragazzi il pranzo gratis”, quanto quello che potrebbe dare inizio alla rottura degli argini. Il sindaco di Seoul Oh Se-hoon (吳世勳, 오세훈, O Se-hun, b.1961) stava cercando di infilare il dito nella diga, tutto da solo, come quel ragazzo olandese che salvava l’Olanda.
Ma nessuno si fece avanti ad aiutarlo, persino il partito politico al quale apparteneva si rifuitava di supportarlo. Perche? I suoi supposti sostenitori stavano solamente pensando a costruire le loro regge: “Forse saro’ il candidato alle prossime elezioni presidenziali, quindi quali sono le conseguenze? Sono a malapena riuscito ad accapararmi una posizione di rilevo nel partito e non voglio certamente correre rischi.” Tutti fanno i loro calcoli e senza curarsi del futuro della nazione, costruiscono le loro regge. Non sono diversi da Re Kojong, il qui impero crollava prima ancora che la reggia fosse terminata.
Anche i proprietari dei conglomerati industriali coreani non sono poi molti diversi da Re Kojong. Il mondo dall’altra parte del muro di cinta delle loro regge si lamenta e critica ed e’ ormai giunto il momento per loro di guardare oltre al muro per rendersi conto di cosa sta succedendo nel mondo reale. Non devono solo portare avanti i loro imperi industriali con la scusa della libera competizione. Il magnate ed uomo d’affari americano Warren Edward Buffett (b.1930) afferma che quelli che guadagnano piu’ di un miliono di dollari all’anno devono essere pesantemente tassati. Chiaramente, non e’ questa la ricetta che fara’ rivivere l’economia americana, ma Buffett sta guardando dall’altra parte del muro e sa che nobblesse oblige. Recentemente l’ex capo del Grand National Party, Chung Mong-joon (鄭夢準, 정몽준, Chong Mong-jun, b. 1951), istituiva l’Asan Sharing Foundation con un fondo personale di 500 miliardi di won (US$ 435 milioni) ed affermava: “I conglomerati coreani hanno avuto successo, ma quando la comunita’ dei cittadini del paese ne risulta danneggiata, gli affari sono destinati a fallire.” Chung ha ragione. Mentre le strade sono invase da puzze insopportabili ed il popolo e’ in miseria, i ricchi costruiscono palazzi dentro le mura delle loro regge. Dovrebbero ricordarsi che Re Kojong andava in esilio prima ancora che la sua reggia diventasse abitabile.
I coreani, specialmente i ricchi e coloro che sono al potere, hanno bisogno di riflettere sull'ossessione di costruire regge splendenti. Stanno forse voltando le spalle alla comunita’ dei cittadini che vive dall’altra parte del muro per difendere i loro interessi personali? Il pranzo gratuito ai scolaretti di Seoul rappresenta la grande filosofia coreana: i coreani hanno un grande senso di reponsabilita’ verso i loro figli. Ma devono proprio lasciare in eredita’ alla prossima generazione un pesante debito nazionale solamente per garantirsi oggi piu’ benessere? I coreani non devono chiudersi nelle loro regge ed evitare di guardare al futuro dall’altra parte del muro di cinta.


Giorgio Olivotto
Foto di Giorgio Olivotto
Seoul, Corea
22 gennaio 2012

The other Side of the Wall

If one takes a stroll in the Toksu Palace (德壽宮, 덕수궁, Toksukung) here in Seoul these days, one will find Sokjojon (石造殿, 석조전, Stone House) undergoing reconstruction. Seoul citizens recently welcomed the news that the blueprint for Sokjojon was discovered, and the royal structure will be reconstructed according to its original design. On the cover of the blueprint, one can find the map of the palace at the time of King Kojong (高宗,고종, 1852-1919, r.1863-1907) as well as the history of Sokjojon.
In 1898, King Kojong decided to build a Western-style palace. The year before, the king had returned to the palace after taking refuge at the Russian Embassy for nearly a year. The Kingdom of Choson (朝鮮國, 조선국, Chosonkuk) was so fragile that even the king could not protect his own life and had to escape to the safety of a foreign delegation. At the end of that humiliating experience, King Kojong declared the Great Han Empire (大韓帝國, 대한제국, Taehanjeguk), Choson was no longer a kingdom that needed approval from China but an empire of its own right. The first project of the empire was Sokjojon, which was to be the main palace for the emperor. In 1910, the imperial palace was completed, but Choson was annexed to Japan. The emperor started to build a palace without realizing that his empire was crumbling. The blueprint of Sokjojon conjures complicated feelings about history.
The emperor may, of course, have needed a new palace in order to restore the dignity of his empire. Perhaps, he felt Toksu Palace was too small. Nevertheless, did he really think a new palace was a top priority? At the time, Choson was barely surviving. The people were in distress, and the fate of the country was a candle flickering in the wind. Only a few years earlier, in 1894, Isabella Lucy Bird (Mrs. Bishop, 1831-1904), a member of the Royal Geographical Society, travelled all over Choson and wrote Korea and Her Neighbours (1898). She wrote that Seoul was pervaded by the foulest smell and it was hard to believe that the capital city was so filthy. Drains were filled with sewage from households.
When the people were in misery and the nation declining on the other side of the palace wall, the emperor was building a new palace. Enlightenment activist Yun Chi-ho (尹致昊, 윤치호, 1864-1945) lamented in his diary that the emperor was building a “toy palace.” Even if the cost of building the palace was insufficient to save the empire, King Kojong should have used every possible means to buy weapons, build railroads and create industries. He believed the king was the state, but the eyes of the king could not see beyond the palace perimeter.




Toksu Palace from the other side of the wall


The tragic fate of Sokjojon mirrors Korea’s reality today. Korean may be building a new palace without looking over the wall. More accurately, the leaders of the country are immersed in building their own palaces—just like King Kojong.
Last year citizens of Seoul voted on free school lunches. The result was directly related to the future of Korea. Today, the United States and many European countries are struggling with their economies. One of the main problems is oversized national debts due to unplanned financial spending. Politicians liberally used money to please the voters. It is only natural that President Lee Myung-bak (李明博, 이명박, Yi Myong-bak, b.1941, p.2008) emphasizes healthy government finances. This is not an issue of “let’s have children eat free.” Rather, it could be the beginning of the break in the levee. Mayor Oh Se-hoon (吳世勳, 오세훈, O Se-hun, b.1961) was trying to put a finger in the dike, all alone, just like the Dutch boy who saved Holland.
However, no one went forward to help Oh. Even the party with which he is affiliated was not backing him up. Why? His supposed supporters were only thinking about their own palaces. “I might run for president next year, so what are the consequences? I barely got a party executive position, and I don’t want to risk it.” They all had their own calculations. Without caring about the future of the nation, they were building their palaces. They were no different from King Kojong, whose empire fell before the completion of the palace.
Conglomerate owners too are not much different from King Kojong. The world outside their palaces is full of criticism and complaints. It is about time they look over the wall and see what is going on in the real world. They should not just proceed in the name of free competition. The American business magnate Warren Edward Buffett (b.1930) said that those who earn more than US$ 1 million a year should be taxed heavily. Of course, that is not a prescription to revive the US economy, but Buffett has certainly looked over the wall and knows noblesse oblige. Former Grand National Party chairman Chung Mong-joon (鄭夢準, 정몽준, Chong Mong-jun, b. 1951) recently set up the Asan Sharing Foundation with a fund of 500 billion won (US$ 435 million) saying: “Corporate Korea has been successful, but when the community of citizens is damaged, businesses will fail.” He is right. When the streets are full of foul odours and suffering, the rich have been building palaces within their walls. They should not forget that King Kojong was deprived of the palace even before living there.
Koreans need to see if they are obsessed with building glitzy palaces, especially those with money and power. Are they turning away from the community outside the wall because of their personal interests? Free meals for Seoul children are all about Korean greater philosophy. Koreans have a sense of responsibility to take care of their children. Should they transfer the bulging debt to the next generation just to pursue a little more comfort now? Koreans should not be locked in the palace of the present and fail to look over the wall into the future.

Giorgio Olivotto
Photo by Giorgio Olivotto
Seoul, Korea
January 22, 2012

Repubblica di Casino’

Verso la fine dell’anno scorso, il presidente dell’Organizzazione Nazionale Coreana per il Turismo ha proposto di aumentare il numero di casino’ in Corea. Il suggerimento fa immediatamente pensare alla storia del cieco e dell’elefante. Chiaramente, nella posizione di cheer leader nella promozione del turismo nel paese non ha tutti i torti nel giustificare il suggerimento con il quale aprire un nuovo casino’ rappresenta una soluzione magica: e’ un’ottimo richiamo per i turisti in arrivo, crea nuovi posti di lavoro ed aiuta il governo con l’aumentare le entrate. Tuttavia, il presidente tocca solo una parte dell’elefante. Prima di proporre l’apertura di altri casino’ e la possibilita’ dei coreani di frequentare i casino’ riservati solo agli stranieri, dovrebbe vedere l’intero elefante, non solo le zanne.
Oggi in Corea c’e’ un solo casino’ che apre le sue porte ai cittadini del paese, il Kangwon Land; ma dopo la sua apertura sono stati riscontrati parecchi suicidi, aziende in bancarotta, criminalita’ e famiglie distrutte. Kangwon Land fu un’eccezione alla legge coreana in modo da aiutare i minatori della zona che finivano col perdere il lavoro a causa della chiusura delle miniere.




Giocatori di changgi (c.1900)


Non c’e’ dubbio che i coreani sono particolarmente attratti verso la competizione ed il gioco d’azzardo. L’anno scorso, la vendita dei biglietti della lotteria e’ notevolmente aumentata al punto da allarmare gli osservatori politici. La Commissione Nazionale per il Controlo del Gioco d’Azzardo (NGCC), che opera alle dipendenze dell’Ufficio del Primo Ministro, sta analizzando la possibilita’ di ‘sospendere’ la vedita dei biglietti della lotteria basandosi sul fatto che l’anno scorso sono stati venduti biglietti per 3.1 trilioni di won (US$ 2.7 miliardi) superando, per la prima volta dall’inizio del controllo nel 2009, il limite massimo imposto dal governo di 2.8 trilioni di won. Tuttavia, la proposta di sospensione della lotteria, anche se temporanea, sta creando una forte reazione da parte dei fanatici del gioco, oltre che colpire duramente i circa 18 000 botteghini di vendita e’ le altre numerose attivita’ legate al gioco. Come conseguenza, e’ molto probabile che la commissione alzera’ il limite massimo in modo da assorbire l’aumento delle vendite.
La ragione principale per l’aumento delle vendite e’ da ricercarsi nell’introduzione di un sistema pensionistico basato sul Lotto e nella decisione di incorporare nel premio le molte vincite non ritirate. Tuttavia, anche la vendita di altre forme di gioco d’azzardo e’ notevolmente aumentata. Le statistiche della NGCC mostrano che gli incassi dei sei maggiori tipi di gioco d’azzardo—corse dei cavalli, gare di ciclismo, gare nautiche, casino’, Lotto e lotterie sportive—hanno raggiunto l’anno scorso un totale di 17 trilioni di won (US$ 14.9 miliardi), corrispondente all’1.5 percento delle entrate nazionali, cifra da confrontare con i 6.2 trilioni di won registrati nel 2000. Le statistiche coprono solo il gioco d’azzardo legalizzato, cioe’ quello acconsentito dalla legge con la scusa di provvedere svago al cittadino e nello stesso tempo di creare fondi per varie opere assistenziali. Calcoli piu’ realistici sono impossibili se si deve tener conto dell’enorme estensione del gioco illegale, quello che viene svolto nei retrobottega degli ‘officetel’ cittadini, nei ‘Quonset Huts’ (una etichetta americana per i capannoni prefabricati di forma semicilindrica) che operano nelle campagne ed i numerosi siti Internet--l’anno scorso le autorita’ sono riuscite ad individuare 7 971 di questi siti!
A tutto questo deve essere aggiunta la moltitudine di uomini d’affari ed artisti vari noti per sperperare quattrini nei casino’ all’estero. Un gruppo di ricerca universitario ha calcolato che il 'costo socio-economico’ dovuto al gioco d’azzardo in Corea ammonta all’incredibile cifra di 80 trilioni di won (US$ 70 miliardi). Di questi il costo dovuto alle ore produttive perse ammonta a due terzi del totale, ed il rimanente e’ dovuto alle perdite finanziarie nel settore domestico ed industriale ed al costo dovuto al trattamento medico degli intossicati ed alla loro condanna giudiziaria. Per esempio, 9 su 10 frequentatori di Kangwon Land mostrano segni di intossicamento ed il numero di frequentatori di casino’, corse ai cavalli, gare in bicicletta e similari ha raggiunto l’anno scorso i 40 milioni su una popolazione nazionale di 48 milioni. Circa il 6.1 percento dei giocatori coreani ha bisogno di un adeguato trattamento, una cifra molto piu’ alta del 1.4 percento registrato in Nuova Zelanda, del 2.1 percento in Germania e del 1 percento nello stato americano dell’Arizona.
Perche’ i coreani corrono a comprare biglietti della lotteria? La risposta e’ semplice: vogliono arrichirsi dalla sera alla mattina, pur sapendo benissimo che e’ quasi impossibile raggiungere il traguardo. Corre voce che la loro corsa all’immediata richezza e’ solo una questione mentale. D’altra parte, si sente molto spesso dire che la vendita di biglietti della lotteria aumenta durante i periodi di crisi economica, anche se non e’ certamente piacevole vedere che i biglietti vengono venduti come fossero noccioline. Alla luce di tutto questo la commissione ha stabilito un limite massimo di vendita, anche se tale limite e’ piuttosto libero e non vincolante a termini di legge. Sarebbe preferibile che il governo contenesse le vendite entro il limite stabilito creando mezzi tali da convincere il cittadino a lasciar perdere le stupidagini. Questa corsa al gioco d’azzardo riflette la triste realta’ che i coreani hanno poche speranze di mobilita’ sociale, visto che la differenza nelle entrate fra ricchi e poveri continua ad aumentare. Le panchine del campo delle corse di cavalli a Kwachon sono costantemente affollate da disoccupati, e lo stesso avviene nelle piste di corse in bicicletta e nei bacini di gare nautiche sorti nei suburbi di Seoul, alla ricerca del primo premio in modo da trovare una via d’uscita alla loro vita senza speranze. Probabilmente molti di loro non hanno altre alternative di vita oltre al gioco, anche se scomettere soldi alla lotteria rappresenta uno spreco di denaro--le probabilita' di vincita sono molto meno di una su un milione. Il mercato coreano del gioco d’azzardo e’ classificato al sesto posto nel mondo con una cifra molto maggiore di quella registrata in Germania e nel Regno Unito. E’ noto che alcuni paesi dell’OECD hanno messo al bando i casino’. Dieci dei 16 casino’ coreani aperti solo agli stranieri operano regolarmente in perdita; aprire le porte di questi casino’ ai coreani rappresenta il mezzo migliore per far quadrare il loro bilancio a spese dei compatrioti.
La societa’ nel suo insieme e le autorita’ governative dovrebbero rivedere la loro politica sul gioco d’azzardo invece che costantemente aumentare il limite massimo di vendita dei biglietti, prima che il paese guadagni la pessima oppinione di assere un paradiso per giocatori. Impianti e fattorie fanno la Corea forte, non i casino’!

Giorgio Olivotto
Seoul, Korea
15 gennaio 2012

Republic of Casinos

The president of Korea National Tourism Organization late last year has proposed additional casinos in Korea. His suggestion brings to mind the story of the blind men and the elephant. As a cheer leader for promoting tourism, he can rightly say opening a casino could be a magic solution. It can attract inbound tourists, create more jobs, and help the government increase revenue. However, he touches only one part of the elephant. He must see the whole picture of the elephant, not its tusk, before calling for licensing other casinos and opening of foreigners-only gambling houses to locals.
Today Korea has only one casino open to locals, the Kangwon Land, but numerous suicides, bankruptcies, crimes, and family breakdowns took place following the opening. Kangwon Land was an exception to the Korean law in a move to help miners of the area unable to make an income due to dead mines.



Changgi players (c.1900)


Out of any doubt, Koreans have an unrivalled propensity for competition and gambling. Last year, lottery tickets sale show a sharp increase at the point to alert government overseers. The National Gaming Control Commission (NGCC) under the Prime Minister’s Office is reported to be considering issuing a ‘stoppage order’ for the sales as the total lottery sales last year reached 3.1 trillion won (US$ 2.7 billion), passing the authorities-set limit of 2.8 trillion won for the first time since the current gambling oversight system started in 2009. However, a lottery suspension—even if only temporary—will invite strong complaints from lottery fans, and it will be too severe a blow to the nation’s about 18 000 Lotto ticket sellers and numerous others related to the lottery business. So it is more likely that the gaming commission would raise the ceiling to absorb the sales increase.
One of the reasons for such increase is to be found in the starting of pension-type Lotto and the decision to carry over unclaimed prize money. Yet, the sales of other forms of betting have also grown sharply. NGCC statistics reveal that the six major gambling businesses—horseracing, game cycling, motorboat racing, casinos, Lotto and sports lottery—had a combined total revenue of 17 trillion won (US$ 14.9 billion) last year or 1.5 percent of national income. This is compared to 6.2 trillion won in 2000. These figures only cover the legal, open kinds of gambling, which are allowed under the excuse of providing entertainment for the people and generating funds for some charitable programs. Correct calculation is simply impossible if is to add the huge scale of illegal gambling in this country, in ‘officetel’ backrooms, ‘Quonset Huts’ (American trademark for a prefabricated shelter of semi-cylindrical form) in the countryside and the numerous Internet gambling sites. Authorities checked 7 971 online gambling sites last year.
To all this should be added the many businessmen and entertainers known to be squandering dollars in overseas casinos. One university research team has come up with the incredible figure of 80 trillion won (US$ 70 billion) as the ‘socio-economic cost’ of gambling in Korea. Loss of productive manpower accounts for two-thirds of the social cost. The rest is the damage to domestic and industrial finances and extra expenditures for the medical treatment gambling addicts and their criminal punishment. For example, 9 out of 10 visitors to Kangwon Land reportedly show signs of addiction and the number of gamblers in casinos, horseracing, bicycling and similar reached last year 40 million in a country with a population of 48 million. About 6.1 percent of Korean gamblers purportedly need counselling or treatment. The rate is much higher than 1.4 percent in New Zealand, 2.1 percent in Germany and 1 percent in the US state of Arizona. Why Koreans are rushing to buy lottery tickets? The answer is simple: They want to become rich overnight, even though they know that it is almost impossible to hit the jackpot. It is sad that they are increasingly turning to a get-rich-quick mentality. It is often said that people buy more lottery tickets in times of economic hardship, but it is not good to see the tickets sell like hotcakes. That is why the commission has put a cap on the lottery sales, although the limit is legally non-binding. It would be better for the ministry to meet the ceiling in a move to prevent people from indulging in vanities. This lottery fever reflects the grim reality that people stand little chance of social mobility as the income disparity has continued to widen. The Kwachon Horserace Park is crowded with jobless people and so are the bicycling and motorboat gaming places in Seoul suburbs, where they seek jackpots as a way out of their hopeless lives. Many people may have no other option than buying Lotto tickets to leave. However, betting on the lottery is a waste of money. The probability of winning is far less than one in a million. Korea ranks the world’s sixth casino market. It is bigger than Germany and the United Kingdom. Several OECD countries ban casinos. Ten out of the 16 casinos exclusive to foreigners are reportedly running at a loss. Opening them to locals is a scheme to fatten their pockets at the sacrifice of Koreans.
Society as a whole and government authorities need to make a fundamental review of their gaming policies instead of continuously raising the lottery sales ceiling, before the nation earns a dishonourable reputation for gambling. Plants and factories, not casinos, will make Korea stronger!


Giorgio Olivotto
Seoul, Korea
January 15, 2012