Un Passo Avanti o Uno Indietro?

La catastrophe della Fukushima Daiichi Nuclear Power Plant (福島第一原子力発電所, Fukushima Dai-Ichi Genshiryoku Hatsudensh) in Giappone puo’ essere paragonata ad una ironia scientifica: il mondo sta assistendo a come l’energia pulita si sta trasformando in un’arma atomica. E’ questa una situazione paragonabile alle due faccie di Giano, il dio romano degli inizi, dei passaggi e delle solie ed e’ tragico che il solo paese al mondo ad aver subito un borbandamento atomico si trovi ora esposto alle radiazioni. Le pene e la sfiducia del popolo giapponese non possono essere misurati. Quando il magma della rabbia esplodera’?
Fukushima Daiichi Nuclear Power Plant (14 marzo 2011)
L’ex primo ministro giapponese Yasuhiro Nakasone (中曽根 康弘, 1918- ) senza ombra di dubbio e’ la persona che piu’ di ogni altro si sta sentendo devastato. Dopo solamente sette anni dall’inizio della carriera politica, Nakasone si venne a trovare nel 1954 in prima fila nell’approvazione di un budget a supporto dell’uso pacifico dell’energia nucleare. A quel tempo, i giapponesi stavano ancora soffrendo dai crudeli effetti dei bombardamenti atomici di Hiroshima (広島市, Hiroshima-shi) e Nagasaki (長崎市, Nagasaki-shi) ed i sentimenti anti-nucleari ed anti-americani erano al massimo, al punto che il budget proposto venne definito il “budget del diavolo”.
Nonostante questi ostacoli, Nakasone creava le fondazioni per lo sviluppo dell’energia nucleare. Durante il suo mandato fece approvare otto leggi relative all’energia nucleare che permisero al suo governo di creare un’agenzia per lo sviluppo dell’energia nucleare, stabilire l’Istituto Giapponese per le Ricerche sull’Energia Nucleare (日本原子力研究所) e la Commissione Giapponese per l’Energia Atomica (原子力委員会, Genshiryokuiinkai). La credenza di Nakasone nell’energia nucleare iniziava quando, dopo i bombardamenti atomici americani nel suo paese, si rendeva conto della potenza dell’atomo. Realizzava che sensa scienza e tecnologia il Giappone sarebbe rimasto un paese agricolo di basso rango. Nel 1953 non perdeva il vero significato del famoso discorso del presidente americano Dwight D. Eisenhower (1890-1969) Atomo per la Pace. Matsutaro Shoriki (正力 松太郎, 1885-1969), a quel tempo il proprietario del quotidiano Yomiuri Shimbun (読売新聞), fu uno dei maggiori sostenitori dello sviluppo dell’energia nucleare ed attraverso i media ebbe inizio una massiva campagna a sostegno della sua politica. Non a caso il popolare fumetto Astro Boy (nell’originale giapponese Atom, アトム, Atomu) vedeva la luce proprio in quei giorni.
Persino popo essersi ritirato dalla vita politica giapponese, Nakasone continuava ad appoggiare la sua convinzione nell’energia nucleare. Nel 2006, durante le cellebrazioni per il cinquantesimo anniversario dell’industria nucleare nella Prefettura di Ibaraki (茨城県, Ibaraki-ken) dichiarava: “La cosa piu’ importante che possiamo fare per prevenire un’incidente e’ quella di eseguire frequenti ispezioni. Dobbiamo essere completamente preparati nel caso di un terremoto o di un attacco terroristico. I reattori nucleari sono ora vecchi di circa trent’anni, sono essi ancora sicuri se vengono sottoposti ad un terremoto di sesto o settimo grado? E’ quindi urgente che vengano prese tutte le precauzioni possibili ed essere praparati per tali emergenze.” La Fukushima Daiichi Nuclear Power Plant e’ oggi vecchia di quarant’anni. Il saggio Nakasone che aveva portato il Giappone al vertice della potenza nucleare dopo gli Stati Uniti e la Francia certamente si deve sentire sconvolto dalla situazione odierna.
Una cosa e’ certa, l’odierna crisi nucleare avra’ forti ripercussioni. Nel 2008 il Giappone produceva il 26 percento del suo fabbisogno energetico per mezzo dell’energia nucleare e la cifra doveva raggiungere il 49 percento entro il 2030. Certamente il programma sara’ riconsiderato e non sara’ oggi facile superare la resistenza pubblica contro il progetto di costruzione di 14 nuovi reattori nucleari. Due anni fa il gabinetto del primo ministro giapponese sondava l’oppinione pubblica col risultato che il 42 percento dei corrispondenti si mostrava fiducioso circa la sicurezza degli impianti, mentre il 54 percento si mostrava insicuro. Il Giappone si ricorda ancora dei bombardamenti atomici e delle loro terrificanti conseguenze. Il ricordo di quei giorni orribili viene trasmesso di generazione in generazione.
La catastrofe di Fukushima e’ una doccia fredda sulla rinascita globale dell’energia nucleare. In ogni parte del mondo progetti di costruzione di nuovi impianti vengono rimandati a giorni migliori, mentre impianti esistenti stanno sospendendo la produzione. Qua in Corea la preoccupazione sta aumentando. Ad oggi la Corea produce il 31.4 percento del suo fabbisogno energetico con 21 reattori e la cifra dovrebbe raggiungere il 48.5 percento con 35 reattori entro il 2024.
Ma e’ possible riportare l’orologio indietro? Il XIX secolo segno’ l’era del carbone, mentre il XX secolo segno’ quella del petrolio. L’aumento globale della temperatura e’ il prodotto di questi due secoli. Se l’uso dell’energia nucleare viene sospeso a favore dei combustibili fossili significa fare un passo indietro. Carbone e petrolio finiranno molto presto ed e’ la Corea pronta a pagare cifre astronomiche per il fabbisogno di combustibile? Cosa fara’ la Corea per ridurre le dannose emissioni del carbone e del petrolio? Lo sfruttamento commerciale dell’energia del vento e di quella solare e’ ancora molto lontano e la Corea non ha risorse naturali sulle quali fare affidamento. Sara’ quindi difficile trovare vie alternative all’energia nucleare, quell’energia che e’ alla base dello sviluppo industriale del paese.
Tuttavia, e questo e’ un problema non solo ristretto alla Corea ma un problema mondiale, la chiave sta nella sicurezza. Gli impianti nucleari coreani devono essere protetti contro terremoti e tsunami. I coreani devono sviluppare reattori nucleari avvanzati provvisti di sistemi di emergenza in grado di pompare agenti raffreddanti nel cuore dei loro reattori e, sopratutto, devono ricordarsi che la scienza e’ una frontiera senza limiti.
Giorgio Olivotto
Seoul, Corea
27 marzo 2011

A Step Ahead or One Backward?

The catastrophe at the Fukushima Daiichi Nuclear Power Plant (福島第一原子力発電所, Fukushima Dai-Ichi Genshiryoku Hatsudensh) in Japan is a scientific irony: the world watches as green energy is being turned into an atomic weapon. This situation is like the two faces of Janus, the Roman god of beginnings and transitions. It is tragic that the only country in the world to have been bombed with nuclear weapons is now being exposed to radiation. The Japanese people’s sorrow and distrust cannot be measured. When and how the magma of rage will explode?


Fukushima Daiichi Nuclear Power Plant (March 14, 2011)

Yasuhiro Nakasone (中曽根 康弘, 1918- ), former prime minister of Japan, is probably feeling the most devastated. He is the architect of Japan’s nuclear energy policy. Only seven years into his political career in 1954, Nakasone led the initiative to approve the budget for the peaceful use of nuclear energy. At the time, the Japanese people were still suffering from the cruel aftermath of the atomic bombings in Hiroshima (広島市, Hiroshima-shi) and Nagasaki (長崎市, Nagasaki-shi). Anti-nuclear and anti-American sentiment had reached a peak and many called it a “devil’s budget.”
Amidst such obstacles, Nakasone laid a foundation for nuclear energy development. He sponsored eight bills on nuclear energy. His actions prompted the government to open an agency for atomic energy policy and establish the Japan Atomic Energy Research Institute (日本原子力研究所) and Japan Atomic Energy Commission (原子力委員会, Genshiryokuiinkai). Nakasone’s belief in nuclear energy began when he became aware of the might of nuclear power after the United States’ atomic bombings of the country. He realized that without science and technology, Japan would remain an inferior agricultural country. He did not miss US President Dwight D. Eisenhower (1890-1969) Atoms for Peace speech in 1953. Matsutaro Shoriki (正力 松太郎, 1885-1969), then the Yomiuri Shimbun (読売新聞) owner, supported Japan’s policy to develop atomic energy. Through the media, a massive campaign to promote the policy took place. The popular comic Astro Boy (in Japanese Atom, アトム, Atomu) also appeared at this time.
Even after he retired from politics, Nakasone continued to support the issue. In 2006, he gave a lecture on the 50th anniversary of Ibaraki Prefecture (茨城県, Ibaraki-ken) atomic energy industry. “The most important thing we can do to prevent an accident is do constant inspections. We must be fully prepared for an earthquake or terrorist attack. The nuclear reactors are now about 30 years old. Will they be safe if we are hit with a 6- or 7-magnitude earthquake? It is urgent that we reinforce the facilities to prepare for such emergencies.” The Fukushima Daiichi Nuclear Power Plant is now 40 years old. The solon who had made Japan the world’s top nuclear power after the Untied States and France must feel heartbroken at the current situation there.
The current nuclear crisis will likely create strong repercussions. In 2008, Japan supplied 26 percent of its power through nuclear energy. That amount was to be increased to 49 percent by 2030. The plan, however, will inevitably be reconsidered. And it will not be easy to overcome public resistance against a plan to build 14 new reactors. Two years ago, the cabinet conducted an opinion poll and 42 percent of respondents said they felt confident about safety, while 54 percent said they felt insecure. Japan remembers the nuclear bombings and terrifying aftermath. Memories of that horrible time have been handed down through the generations.
The catastrophe in Fukushima has put a serious damper on the global nuclear energy renaissance. New construction projects have been postponed and existing plants have suspended operation all around the world. There are growing concerns also here in Korea. As of now, Korea supplies 31.4 percent of the country’s power with 21 reactors. That amount was to be increased to 48.5 percent with 35 reactors by 2024.
But is it impossible to turn back time? The 19th century was the era of coal and the 20th century was the era of petroleum. Global warming is the product of both. If the use of nuclear energy is suspended in favour of fossil fuels, it will be as taking a step backward. Coal and petroleum will run out quickly and is Korea ready for skyrocketing oil prices? How will Korea reduce carbon emissions? Commercialization of wind and solar power generation is far away. Korea lacks natural resources, so it will be hard to find an alternative to nuclear energy. Electricity from nuclear power is the pillar of Korea’s industrialization.
However, and this is not a problem restricted to Korea, rather a world problem, the key is safety. Korean nuclear plants must be safe from earthquakes and tsunami. Koreans need to develop advanced reactors with emergency systems that pump cooling agents onto the nuclear fuel rods and must remember that science is a frontier with no limits.
Giorgio Olivotto
Seoul, Korea
March 27, 2011

I Smartphone e le Scatole Stupide

Un qualsiasi straniero che abbia esperienza di viaggiare con la metropolitana di New York o di Londra, nel viaggiare con quella di Seoul rimarra’ altamente sorpreso. Prima di tutto e’ pulita e relativamente senza cattivi odori; con la recente installazione delle porte scorrevoli, quel tipico e fastidioso rumore sembra quasi scomparso dalle pedane di attesa; e per finire la ricezione sui telefoni cellulari, anche all’interno del treno in corsa, rimane forte e chiara come nei normali trasporti stradali della citta’.
Oggi, con il successo dei smartphone significa che i coreani posso fare molto di piu’ che solamente parlare mentre viaggiano nelle viscere della loro metropoli. Possono dedicarsi ad una vasta gamma di attivita’ sull’Internet: leggere e-mail, scorrere i siti preferity, cercare l’indirizzo del migliore caffe’ o ristorante della zona, o tenersi informati sulle ultime notizie di cronaca o sullo sviluppo del mercato azionario.
Apple iPhone 4

In accordo con le statistiche dell’OECD (luglio 2010), la Corea possiede il piu’ alto numero di utenti serviti dalla broadband nel mondo: un incredibile 95.9 percento, inclusa la broadband di accesso ai telefoni cellulari. Quello pero’ che meraviglia di piu’ e’ il fatto che mantengono indisturbati questa supremazia gia da alcuni anni. Oggi, con l’introduzione dei cellulari della quarta-generazione (4G), che aumenta la competitivita’ fra produttori stranieri e locali sul mercato coreano delle telecommunicazioni, e’ quasi certo che un sempre maggior numero di coreani potranno godere dell’ ubiqua ‘potenza del telefono (intelligente)’ sul palmo delle loro mani.
Tuttavia viene da chiedersi, saranno i smartphone capaci di rendere i coreani piu’ intelligenti? Sfortunatamente un’occhiata anche veloce sembra suggerire l’opposto. Piu’ spesso che mai, la gente in metropolitana usa il loro smartphone sincronizzato sull’onda delle ‘scatole stupide’—un’eufemismo di noi occidentali quando ci riferiamo alla televisione. Nella calca del treno nelle ore di punta, un sempre maggior numero di persone tiene fra le mani il loro smartphone come fosse un faro di speranza, solamente per gustare con un sorriso da mente assente sulle labbra l’ultimo episodio della soap opera o del lucente varieta’, cercare di mettere alla prova la loro abilita’ attraverso un pietoso giochetto al computer o gustarsi un film holliwoodiano su uno schermo di 1.5x3 pollici (38x76 mm). Vorrei scomparire nel pensare che un qualsiasi forestiero come me si metterebbe a ridere gustandosi l’episodio.
Tuttavia il problema non e’ tanto quello del giudizio che un forestiero puo dare sul coreano e non e’ nemmeno sul fatto se i coreani hanno o no il diritto di rilassarsi dallo stress giornaliero attraverso il loro smartphone. Il problema e’ che l’(ab)uso dello smartphone sembra arrivare a spese del leggere. Dalle statistiche del NOP World Culture Score Index appare evidente che i coreani adulti spendono il minor numero di ore a leggere fra i 30 paesi, incluso i paesi dell’OECD, intervistati dedicando un miserabile 3.1 ore settimanali alla lettura. Sebbene questa statistica risalga a qualche anno fa, il Ministero Coreano della Cultura, Sport e Turismo, riconosce che i coreani adulti nel 2009 hanno dedicato una media settimanale di 3.3 ore alla lettura. Io personalmente posso constatare che sempre meno persone leggono in metropolitana rispetto a qualche anno fa e questo dopo l’arrivo dello smartphone. Se questo e’ vero, la mia speranza e’ che i coreani recuperino il tempo perso durante i viaggi in metropolitana leggendo da qualche altra parte.
Io credo che una soluzione ci sia, ed e’ quella di aumentare l’uso della tavoletta PC, la versione a largo schermo dei smartphone, nata con l’intento di competere con i lettori elettronici sul tipo di Kindle. Se cosi’ fosse, i coreani potrebbero leggere libri in versione elettronica mentre viaggiano in metropolitana senza avere il disturbo di portarsi dietro una copia stampata. Ma, almeno fino ad oggi, nonostante il successo degli smartphone le tavolette PC ed i lettori elettronici sembrano assenti nell’ambiente coreano. Che sia questo il sintomo o la ragione dell’assenza di libri percepita in metropolitana? Le rare tavolette PC che mi e’ capitato di vedere venivano usate per leggere fumetti!
La Corea si e’ autoproclamata una potenza mondiale nel ramo IT ed i produttori coreani hanno raggiunto fama internazionale nel mercato dei telefoni cellulari. Oltre a possedere una delle migliori metropolitane al mondo, il convegno del G20 tenuto qua a Seoul nel novembre dell’anno scorso dovrebbe essere stato per i coreani un’ottima occasione per riflettere sul vero significato di questo prestigioso e non facile a raggiungere stato di cose.
Giorgio Olivotto
Seoul, Korea
20 marzo 2011

Smartphones and Idiot Boxes

A foreigner who has been on the New York Subway or London Underground may find the Seoul Metro a pleasant surprise. First, it is clean and relatively odourless. Second, with the recent introduction of screen doors, the platforms are near silent. And third, cell phone reception remains as crisp within the underground carriages as aboveground on buses.
With the widespread use of smartphones, this means that Koreans can do much more than just talk while roaming the deep conduits of Seoul’s underbelly. They can engage in a whole array of tasks on the Internet, such as checking their e-mails and ‘homepages’, searching for nearby cafes and restaurants, or updating themselves with the latest global news and stock market developments.

Apple iPhone 4

According to the OECD, Korea has the highest rate of households with broadband access in the world (as of July 2010). It is a staggering 95.9 percent, including broadband access through cell phones. More astonishingly, it has maintained this top spot for several years in a row. With fourth-generation (4G) phones now intensifying the competition between foreign and domestic smartphone makers in the Korean telecommunications market, what is for certain is that more Koreans will come to possess ubiquitous ‘smart (phone) power’ in the palm of their hands.
But are smartphones making Koreans smarter? A cursory glance, unfortunately, suggests ‘no’. More often than not, people on the Metro are found using smartphones to watch ‘idiot boxes’—a Western euphemism to mean the television. In the tightest of spaces, people still up-hold their smartphone like a beacon of hope, only to scrutinize a recent episode of a comedy or entertainment show with an absent-minded laugh. Otherwise, people are found playing petty computer games, reading comics, or watching a Hollywood movie on a 1.5x3 inch (38x76 mm) monitor. I am cringing at the thought that foreigners, like me, would laugh at the sight.
The issue, however, is not whether or not we foreigners would be judgmental of Koreans. It is neither whether Koreans have the right to relieve themselves from work-related stress through phones. The issue is that the (ab)use of smartphones seems to come at the detriment of reading. According to the NOP World Culture Score Index survey, Korea was found to have the lowest adult reading time among 30 countries, including OECD countries. It was a mere 3.1 hours a week. Although this statistic is from a few years back, according to the Korean Ministry of Culture, Sports and Tourism, the average weekly reading time of Korean adults in 2009 only amounted to 3.3 hours. The concern here is that to me less people seem to be reading on the Metro than a few years ago because of smartphones. If so, the hope is that Koreans are making up for this lost time by reading elsewhere.
One way out of this conundrum may by the wider use of tablet PC—the large-screen version of smartphones, originally developed to compete with e-readers, such as the Kindle. In this way, Koreans can read e-books on the Metro without the hassle of having to heave around hardcopies. But to date, despite the widespread use of smart phones, tablet PC and e-readers have not caught on in Korea. Is this a symptom or cause of low levels of reading felt on the Metro? The few such devices I did spot were being used to read comics!
Korea has proclaimed itself a global IT powerhouse. Korean companies are household names in the global cell phone market. Together with one of the best Metro systems on the planet, the G20 summit held in Seoul last November is a good opportunity to reflect on what these hard-earned status-markers really mean to Koreans.
Giorgio Olivotto
Seoul, Korea
March 20, 2011

La Generazione del Registratore a Cassetta

Se come me eri giovane nei decenni del ’70 ed ’80 certamente ti ricorderai del registratore a cassetta. Poco piu’ piccolo di una scatola da scarpe, conglobava un apparecchio radio ed un registratore a cassetta. Era usato per registrare la musica preferita trasmessa dalla radio per poi sentirla in ogni momento lo si desiderasse. A quel tempo quando il giradischi, dai nomi piu’ o meno pittoreschi, era considerato un’articolo di lusso, il registratore a cassetta rendeva la musica accessibile a tutti. Era nata quella che oggi viene chiamata la ‘generazione del registratore a cassetta’.
Il registratore a cassetta, ‘inventato’ dalla Phillips nel 1963, conosceva la sua eta’ d’oro nel decennio dell’80. Quando Sonny nel 1979 entrava nel mercato con il suo piccolo e portabile apparecchio, il Walkman, la musica andava oltre i confini della propia casa o stanza. I giovani nel piu’ disparato angolo del mondo andavano in giro con quell’apparecchio leggero e portabile e la sagoma di un’uomo che passeggiava lungo un viale alberato con appiccicato alla cintura l’inseparabile registratore a cassetta diventava un’immagine fissa nei film dell’epoca.


Il registratore a cassetta portatile (Philips EL3302, 1968)

In Corea in quelli anni ci fu un periodo durante il quale l’importazione del Wolkman era proibita, ma questo non fermava la gente a nascondere nel fondo della valigia l’adorata macchinetta. Poi, poco a poco, le aziende locali cominciavano anche loro a produrre mini-cassette, evidentemente imitando il piu’ famoso Walkman, e le strade di Seoul venivano inesorabilmente prese dalla febbre del mini-cassette che non solo cabiava le preferenze dei consumatori, ma sopratutto creava conflitti fra giovani ed anziani. I genitori rimproveravano ai figli l’uso incondizionato delle cuffie dicendo: “Come puoi concentrarti nello studio mentre continui ad ascoltare musica?” Ma era troppo tardi, il Walkman era ormai diventato parte integrante della nostra vita. Il Wolkman fu un grande successo con vendite sull’ordine dei milioni ed oggi il Walkman e’ nel dizionario come un nome di uso comune.

Il Sonny Walkman (WM-D6C Pro, 1984)

Ma con l’arrivo del dischetto, anche l’eta’ del registratore a cassetta e del Walkman ha finito col passare nel dimenticatoio ed il successo dell’MP3 nel decennio del 2000 ha virtualmente segnato la fine del regno della cassetta. Sonny ha recentemente annunciato che la produzione del Walkman e’ cessata; ma anche se la machinetta e’ destinata a restare nell’ombra della storia, il registratore a cassetta ancora mantiene la sua posizione nei vicoli di Seoul dove ancora si possono ascolare le melodie delle vecchie canzoni del passato.
Come i fiori sbocciano ed appassiscono, la tecnologia moderna vive un cambio costante; ma per noi, quelli della ‘generazione del registratore a cassetta’, la fine del Walkman segna la fine di un’era.
Giorgio Olivotto
Seoul, Corea
13 marzo 2011

The Cassette-Tape Generation

If like me you were young in the 1970s and ’80s, you probably remember the cassette recorder. Big as a backpack, it was part radio, part cassette player and it was all the rage. People could use it to record their favourite songs off the radio and then listen to them whenever they wanted to. At a time when record players with fancy trademarks were classified as luxury goods, cassette recorders made music accessible to everyone. This is how the ‘cassette-tape generation’ came to be.
The cassette tape, which was developed by Phillips in 1963, experienced its golden age in the 1980s. When Sony made a little portable device called the Walkman in 1979, music moved from the confines of one’s home to all over the world. Young people everywhere latched onto its light and compact design, and the profile of a man jogging along a boulevard with a Walkman strapped to his waist and headphones over his ears became a ubiquitous image in films at the time.

The cassette-tape recorder (Philips EL3302, 1968)

At one point, imports of the Walkman to Korea were banned. But that did not stop people from sneaking the devices into their luggage. Little by little, domestic manufacturers started to produce mini-cassette players that imitated the Sony Walkman. The streets of Seoul were gripped by Walkman fever. The device not only changed consumer life, it also created conflict between young and old. Parents scolded children for wearing headphones at their desks, saying: “How can you concentrate on studying if you keep listening to music?” But it was too late. The Walkman had become an integral part of our lives. The Walkman was a hit product with sales of millions and today it is in the dictionary as a common noun.

The Sonny Walkman (WM-D6C Pro, 1984)

But with the advent of the compact disc, the age of cassette tapes and the Walkman began to fade and the growing prevalence of the MP3 in the 2000s virtually ended the cassette’s reign. Sony recently announced that it is ceasing production of its cassette Walkman. But although the device is about to disappear behind the shadow of history, cassette-tape players still hold sway at roadside rest stops in Korea, where they play popular songs of yore.
In the same way that flowers bloom and fade, modern technology is constantly changing. For us, the ones of the cassette-tape generation, however, the end of the cassette Walkman signals the end of an era.
Giorgio Olivotto
Seoul, Korea
March 13, 2011