Una Riflessione sulla Punizione Corporale

Durante la dinastia Choson (大朝鮮國, 대조선국, 1392-1910) gli studenti dovevano eseguire un rituale mensile che puo’ sembrare strano secondo gli standard moderni. Dovevano consegnare al loro insegante una bacchetta e chiedere di essere puniti: la tradizione, nota col nome di sodangmae (서당매, bacchetta della scuola del villaggio) e la punizione, nota col nome di chodal o talcho (조달 o 달조, punizione corporale), venivano accettate da tutti senza discussione al punto che se un’insegnate risparmiava, per un certo periodo non molto lungo, la punizione ad un suo alunno riceveva la visita dei genitori che lo rimproveravano di non usare adeguatamente la bacchetta.
La pratica era cosi’ comune che Kim Hong-do (金弘道, 김홍도, 1745-c.1806), un famoso pittore dell’epoca, noto per riproporre nei suoi dipinti scene di vita popolare, spesso incorporava il chodal nelle sue opere. Il famoso studioso Confuciano Yi I (李珥, 이이, 1536-1584), nel suo Il Segreto per Vincere l’Ignoranza (擊蒙要訣, 격몽요결), suggeriva agli insegnanti di usare la bacchetta sui polpacci dei loro alunni quando questi facevano qualcosa di non corretto.
Sodang (書堂, 서당), Kim Hong-do,1780

Al Songgyungwan (成均館, 성균관), una rinomata scuola di alta cultura durante la dinastia Choson, la bacchetta serviva a mantenere ordine in classe. I regolamenti scolastici contenevano molte clausole che richiedevano l’uso della punizione corporale. Uno di questi ordinava all’insegnante di interrogare l’alunno ogni giorno su quanto era stato insegnato il giorno prima e coloro che non rispondevano adeguatamente dovevano essere bacchettati sui polpacci. Le ragioni per le quali un alunno veniva punito erano praticamente illimitate. Quando un’alunno si adormentava in classe o non riusciva a concentrarsi sulla lezione, doveva essere punito; se l’alunno dimenticava o trascurava di studiare la lezione, doveva essere bacchettato sui polpacci. I temi in classe venivano valutati con il numero di bacchette: tema da 30 bacchette o da 50 bacchette, una valutazione che si riferiva al numero di bacchette che si sarebbero rotte nel costringere l’alunno a scrivere quell’ottimo tema.
In Occidente l’origine della punizione corporale risale ai tempi della Classica Grecia. Il filosofo greco Aristotele (Ἀριστοτέλης, Aristotélēs, 384 BC–322 BC) nel suo Politica (Πολιτικά), un classico trattato di filosofia politica, scriveva che l’alunno disobediente doveva essere bacchettato. Anche gli antichi romani consideravano la punizione corporale una necessita’ in educazione e gli alunni del Medio Evo erano regolarmente soggetti alle bacchettate quando il loro comportamento usciva dalle regole del tempo. Il famoso aforisma “risparmia la bacchetta e rovinerai l’alunno” risale a quel tempo. Persino il pastore americano Martin Luther King, Jr. (1929-1968) predicava che l’uso della bacchetta contribuiva a creare un buon studente. In Inghilterra l’uso della bacchetta e’ stato praticato fino al XIX secolo e solamente dopo gli anni 1970 le proteste contro l’uso della bacchetta si intesificarono ed i paesi che hanno proibito la punizione corporale comincio' ad aumentare.
La decisione dell’Ufficio Educativo della Citta’ di Seoul (SMOE) di proibire la punizione corporale degli alunni a partire dall’autunno di quest’anno ha generato grosse critiche. Tutti sono d'accordo che il provvedimento e' necessario per proteggere i diritti fondamentali dell’alunno; tuttavia molti lo ritengono dannoso per l’educazione dello studente.
Quando la punizione corporale viene applicata emozionalmente, diventa un’atto di violenza che va a danno dell’educazione. Tattavia, quando viene applicata con lo scopo di migliorare l’educazione dell’alunno, puo essere classificata come un atto d’amore.
Resta comunque il rimpianto che questa vecchia tradizione stia scomparendo.
Giorgio Olivotto
Seoul, Corea
7 novembre 2010

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