Nessuna Crisi Economica nel Gioco della Vanita’

Secondo le cifre che si riferiscono alla seconda meta’ dell’anno scorso, la differenza fra il salario mensile dei ricchi e dei poveri in Corea mostra la incredibile cifra di 6 569 200 won (US$ 5281). Il salario medio del 20 percento dei fortunati e del 20 percento dei sfortunati coreani mostra rispettivamente le cifre di 7 425 100 won (US$ 5969) e 855 900 won (US$ 688). La crisi economica ha solamente aumentato il benessere dei ricchi a spese dei poveracci. Il problema sembra essere globale. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha fatto notare che la crisi economica in corso sta esacerbando il mondo col suo squilibrato benessere che fin dal 1990 sta diventando di anno in anno sempre maggiore. E’ nella natura dell’economia che il succo dolce tende verso il nord, verso il picco della piramide alimentare rappresentata dal denaro, mentre la parte piu’ amara della depressione deve essere inghiottita dal fondo della piramide. La polarizzazione economica si fa sentire nella societa’ inalzando il crimine e diminuendo la durata di vita.
L’ineguaglianza nel benessere puo’ creare ondate inaspettate sul fronte sociale. Una delle aree piu’ colpite e’ quella dell’apparenza. Oggi, il benessere e’ come uno si mostra essendo solamente i soldi, piuttosto che le qualita’ intrinsiche, che definiscono l'individuo, e questo grazie ai progressi della chirurgia. I fortunati spendono centinaia, migliaia di dollari per tutto quello che il denaro puo’ comprare pur di apparire giovani ad attraenti. Infilano siringhe in ogni angolo della loro faccia e corpo al punto che non ci si puo’ piu’ meravigliare se oggi qualche cinquantenne finisca col sembrare piu’ giovane di un trentenne. Fra questi fortunati vive una maggioranza di sfortunati che non si ppossono permettere visite periodiche alla clinica estetica e che sono destinati a vivere entro le restrizioni imposte dalla saggezza e dalle difficolta’ certamente non cercate .
La futurista americana Faith Popcorn (1943- ) nel suo libro Dizionario del Futuro, pubblicato nel 2001, ha coniato un nuovo termine: “sottoclasse cosmetica”, l’auto coscienza della propria apparenza capace di generare angoscia e odio verso se stessi quando l’individuo si rende conto che non e’ piu’ in grado di procurarsi un’apparenza migliore.
Sotto la spinta del continuo progresso e rafinatezza tecnologica, la chirurgia estetica non sta conoscendo la crisi economica in corso. Il suo valore sul mercato e’ di oltre 30 miliardi di dollari e sta aumentando di anno in anno. Negli Stati Uniti i casi registrati di chirurgia estetica evidenziano una cifra di oltre 11.7 milioni, il triplo di quanto veniva registrato 10 anni fa. E la Corea non e’ certamente molto indietro nel campo. Si dice che una su tre coreane si sia sottoposta piu’ di una volta a chirurgia estetica. Visitano la clinica estetica per miglioramenti anche marginali prima di un’intervista per un posto di lavoro, e piu’ tardi prima del matrimonio. Una destinazione, diventata ornai comune, durante le ferie estive e’ la visita alla clinica estetica. I genitori che, spesso con grossi sacrifici, hanno supportato le spese per un’educazione universitaria dei figli sono ora obbligati a pagare la fattura della clinica estetica in modo da aiutarli a trovare un posto di lavoro migliore o un marito o moglie piu’ benestante.
E’ una battaglia vana e senza speranza, ma tuttavia inevitabile in una societa’ dove apparenza significa potere. Alla fine pero’ sono pochi coloro che possono vincere in una societa definita solamente dall’apparenza e dalle capacita’ finanziarie.
Giorgio Olivotto
Seoul, Corea
16 maggio 2010

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