Arte in Citta’: Ma E’ Arte?

Come molti seouliti passo anch'io frettolosamente tra i blocchi di vetro e cemento che sorgono come funghi in citta’ senza pensare ad altro. Tuttavia se qualche volta mi fermo ad annusare il cemento, posso facilmente notare che Seoul (서울) e’ una citta’ piena di arte: dipinti, installazioni e sopratutto sculture appaiono dentro o davati ad edifici commerciali o ad abitazioni condominiali.
Spesso mi viene da pensare perche’ tutto questo? Non e’ certamente per rendere piu’ bella la citta’. In realta’ molte di quelle opere d’arte sono poco piu’ che grossi pezzi di metallo o stilizzate torte casalinghe prodotte dalla mamma pasticera: quelle opere d’arte sono la’ perche’ richieste dalla legge.
Nel 1995, il governo coreano passava una legge che obbligava i proprietari di immobili con piu’ di 10 000 metri quadrati di area abitabile a spendere un minimo dell’uno percento del costo di costruzione in una opera d’arte: pittura, scultura o calligrafia. In accordo con la legge, per ottenere il permesso di costruzione il progetto dell’opera d’arte doveva essere sottoposto alla valutazione di un comitato eletto dal governo locale, comitato che molto spesso non aveva nessuna conoscenza artistica. In altre parole, non esisteva nulla che potesse fermate il proprietario immobiliare ad aquistare il piu’ economico pezzo di ferro che trovava sul mercato e piazzarlo davanti all’ingresso del suo edificio.
Quando giro intorno agli edifici commerciali nel distretto di Chung (中區, 중구) in centro Seoul non posso evitare di notare che le sculture piazzate davanti a molti edifici sembrano tutte uguali, mentre poche hanno qualche debole legame con l’architettura dell’edificio che sta dietro di loro. La Torre Digitale dello scultore coreano Kim Chae-kwon (김재권) davanti all’edificio Vavien in centro citta’ e’ uno dei tanti casi tipici. L’edificio ospita nell’interrato un ristorante ed al piano terra una societa’ di investimento finanziario. Nessuna delle due ha qualcosa a che fare col mondo digitale e, guarda caso, nemmeno le due sculture ne hanno a che fare, perche’ sembrano rappresentare due orologi meccanici ottenuti fondendo un grigio metallo da cannoni.
Torre Digitale (Kim Chae-kwon)

E che dire di quella scultura in acciaio inossidabile chiamata Dolce, piazzata in un’angolo vicino al Fraser Place Central Seoul? Non e’ nemmeno chiaro cosa le due strutture simmetriche rappresentino, un problema comune con molte delle opere dello scultore coreano Mun Sin (문신, 1923-1995).

Dolce (Mun Sin)

La critica che piu’ spesso viene fatta al sistema e’ che il comitato di valutazione, che opera sotto il controllo del governo locale, molto spesso manca di esperti mentre e’ soggetto a pressioni politiche, pressioni molto serie nel caso della provincia, mentre irregolarita’ nell’esecuzione del programma spesso coinvolgono membri del comitato.
Indipendentemente dai meriti artistici delle opere, esistono casi di corruzione relativi alla competizione per l’assegnazione del lavoro da parte degli artisti e dei loro agenti. Nel 2002, a Pusan (釜山, 부산), il piu’ grosso porto coreano nel sud del paese, un gruppo di 25 artisti, agenti e proprietari immobiliari si trovo’ implicato nell’accusa di dare e ricevere ‘bustarelle’ in modo da vincere un contratto. Queste pratiche sono state tali che nel 2006 la Commissione per i Diritti Civili Contro la Corruzione includeva il programma dell’arte immobiliare nella lista dei piu’ corrotti programmi governativi che necessitavano un’urgente riforma. Azione che costringeva il Ministrero per i Beni Culturali, l’organo governativo responsabile per l’esecuzione del programma, a prendere misure immediate.
Un altra critica invece mette in evidenza il fatto che sono 15 anni che la legge e’ in vigore, ma le irregolarita’ associate col programma sono oggigiorno sempre attuali, anche se si nota una certa diminuzione e di questo c’e’ parzialmente da incolpare la legge che costringe i proprietari immobiliari, che quasi sempre non hanno nessuna conoscenza artistica a pagare per l’opera d’arte. D’altra parte, molti proprietari immobiliari e molti artisti sono pronti a dichiarare che lo devono fare anche se non vogliono farlo; mentre altre critiche insistono sul fatto che il programma costituisce un abuso del potere governativo sul settore privato.
Oberato da queste critiche, nel 2000 il governo ha allegerito i termini della legge, richiedendo di spendere per l’opera d’arte lo 0.7 percento del costo di costruzione, invece dell’originale uno percento. Sfortunatamente il provvedimento non e’ stato tale da migliorare la situazione. Un’inchiesta fra i proprietari immobiliari circa la loro oppinione sul nuovo programma metteva chiaramente in evidenza che la maggior parte di loro si sentiva ancora oberata dal regolamento. In realta’, molte irregolarita’ sono da attribuire alla pressione che i proprietari immobiliari sentono nei confronti della legge, mentre sono assolutamente ignoranti sia sulle richieste legali che sul concetto di arte.
In modo da rispondere adeguatamente alla continua opposizione al programma sia da parte dei proprietari immobiliari che dai circoli artistici locali, l’anno scorso il Ministero per i Beni Culturali elaborava un progetto di revisione della legge, proponendo “un sistema di contribuzione volontaria”. Alla luce di questa revisione ai proprietari immobiliari sara’ richiesto di scegliere o di provvedere l’edificio con un’opera d’arte come nel passato, o di contribuire un ben specificato ammontate in denaro ad un fondo culturale pubblico, un contributo che dovrebbe essere inferiore al costo imposto dalla legge per l’opera d’arte. Questo fondo dovrebbe essere usato per sovenzionare programmi culturali nel contesto dei progetti pubblici cittadini. La revisione della legge, se e quando passera’, dovrebbe essere tale da allegerire il fardello finanziario oggi sulle spalle dei proprietari immobiliari, contribuendo positivamente nello sradicare le incallite irregolarita’ relative al programma. L’idea a simile a quella che alcune municipalita’ americane hanno fatto o stanno facendo.
Questo sustema di contribuzione volontaria e senza dubbio positivo, se non altro nel fatto che offre un’alternativa al proprietario immobiliare, mentre il fondo—basato sul contributo del proprietario immobiliare—puo essere usato per incrementare e migliorare il livello artistico della citta’. Tuttavia l’efficacia del sistema rimane sempre da provare. I proprietari immobiliari possono sempre decidere di fare il loro interesse, cioe’ avere a disposizione la differenza fra il contributo al fondo e la spesa per l’opera d’arte, per la ‘bustarella’.
Il Ministero per i Beni Culturali spera che applicando sui proprietari immobiliari che scelgono il contributo al fondo misure piu’ rigorose si possa evitare il basso livello artistico delle opere. La revisione della legge prevede l’istituzione di un comitato di esperti sotto il controllo del governo centrale. Negli Stati Uniti, i proprietari immobiliari possono scegliere il loro supervisore artistico nello sviluppare progetti artistici pubblici, ma tali progetti devono passare attraverso un rigoroso processo di controllo che include la revisione del progetto artistico, la procedura per la selezione dell’artista oltre che il livello estetico nel contesto dell’ambiente nel quale devono inserirsi.
Nonostante la revisione della legge da parte del Ministero per i Beni Culturali che dovrebbe definire l’alternativa del fondo culturale e l’istituzione del comitato di valutazione delle opere, abbia ancora un lungo cammino da percorrere tra lo scetticismo del settore e l’opposizione della leggislatura, si prevede che quanto prima entrera’ nell’agenda dell’Assemblea Nazionale. Infatti, il Ministro per i Beni Culturali ha intenzione di presentare la revisione della legge presso l’Assemblea Nazionale in un tempo piuttosto breve in modo che debba essere approvata entro la fine dell’anno. Tuttavia, misure addizionali potrebbero essere necessarie. A tutt’oggi non esiste ancora un’organo ufficiale al quale i proprietari immobiliari possano rivolgersi per consultazioni e sarebbe auspicabile che tale organo includa esperti nel ramo in grado da funzionare anche da organo consultativo.
Nell’altra faccia della medaglia ci sono dei critici che pensano che quello che piu’ interessa non e’ tanto quale organo ufficiale avra’ autorita’ sull’organisazione, quanto chi saranno coinvolti nell’organisazione. Non c’e’ nessuna garanzia che la cosiddetta ‘arte’ che oggi invade Seoul possa essere eliminata. D’altra parte, un allargamento del programma artistico che includa non solo opere d’arte ma anche altre forme artistiche meno concrete quali esibizioni d’arte e rappresentazioni artistiche organizzate all’interno dell’edificio in questione, assieme ad altre attivita’ culturali in accordo con la filosofia aziendale, possano rappresentare la soluzione del problema. In accordo con la legge in vigore le opere artistiche devono essere ‘permanenti’, contibuendo in tal modo alla sovraproduzione di sculture.
Certamente passera’ un bel po’ di tempo prima che i proprietari immobiliari siano in grado di capire ed apprezzare un simile programma, tuttavia considerando che sempre un maggior numero di aziende sta prendendo in seria considerazione una strategia di ‘mercato artistico’, c’e’ la speranza che questo programma possa essere accettato non tanto come un regolamento leggislativo, quanto come una facilitazione alle loro attivita’ culturali ed un modo di arrichire culturalmente l’ambiente sociale.
A tutt’oggi qualche azienda ha gia preso in considerazione la lezione. Il piu’ grossa acciaieria coreana, POSCO (Pohang Iron and Steel Company), ha speso 1.7 miliardi di won (1.4 milioni di dollari) per assoldare il famoso scultore sperimentale americano Frank Stella (1936- ) e produrre Amabel in fronte al suo quartiere generale nel sud della citta’. Sebbene le forme caotiche dell’opera abbiano generato critiche controverse fra i passanti, non si puo’ proprio dire che il lavoro sia monotono.

Amabel (Frank Stella)

Altre aziende hanno scelto opere d’arte creative, anche se piuttosto insolite per abbelire i loro edifici. Probabilmente il lavoro piu’ notevole e’ il Fabbro Ferraio dello scultore americano Jonathan Borofsky (1942- ) che fa la guardia al Kwanghwamun (光化門, 광화문) dall’edificio della Hungkuk Life Insurance in centro citta’.

L’Uomo Martellato (Jonathan Borofsky)

Io sinceramente mi auguro che questa tendenza possa continuare, perche’ dopotutto Seoul e’ una citta’ che merita questo e molto, molto di piu’.

Giorgio Olivotto
Seoul, Corea
12 settembre 2010

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