Sukuk: L’Umiliazione di Canossa

Nel 1077 l’Imperatore Enrico IV (1050-1106, r.1056-1105) del Sacro Romano Impero arrivava al castello di Canossa (Reggio Emilia) nel nord d’Italia in umile penitenza davanti al papa Gregorio VII (c.1015-1085, p.1073-1085). Papa Gregorio, che qualche anno prima avena scomunicato l’imperatore, a quel tempo abitava al castello di Canossa e l’imperatore dovette attendere per 4 giorni fuori le mura del castello in mezzo alla neve, a digiuno e vestito solamente di indumenti intimi prima di essere ricevuto in udienza dal papa al quale umilmente chiedeva clemenza e la revoca della scomunica. L’umiliazione di Canossa ristabiliva simbolicamente il potere assoluto della chiesa cattolica.



L’Imperatore EnricoIV alle porte del castello di Canossa
(Acquaforte di August von Heyden, 1827-1897)


Prima dell’incontro di Canossa, il papa e l’imperatore vivevano in uno stato di simbiosi. Il papa, per espandere l’influenza della chiesa cattolica, aveva bisogno della potenza militare dell’imperatore ed in cambio dava all’imperatore il diritto di nominare i prelati. Papa Gregorio pero’ voleva cambiare l’accordo nella convinzione che la chiesa doveva essere indipendente dal potere dello stato in modo da ripristinare completamente i diritti eclesiastici. Per far questo nel 1075 il papa cancellava il diritto di nomina dei prelati da parte dell’imperatore che reagiva detronizzando il papa che ricambiava il gesto con la scomunica. L’umiliazione di Canossa rappresenta la vittoria del papa verso l’imperatore.
La storia europea nel Medio Evo e’ zeppa di guerre fra stato e chiesa, entranbi in conflitto su chi doveva avere la supremazia. L’espressione americana, “separazione fra stato e chiesa,” venne usata per la prima volta nel 1802 dal Presidente Tommaso Jefferson (1743-1826, p.1801-1809) in una lettera indirizzata alla chiesa battista di Danbury, Connecticut. Piu’ tardi il principio si rifletteva nella costituzione del paese ed il principio venica preso in considerazione da molti altri paesi che avevano optato per un regime democratico.
Il governo coreano per anni ha proposto l’introduzione del sukuk (صكوك‎, stumento legale, spesso definito ‘buono islamico’) nel mercato finanziario del paese. Lo sforzo pero’ si dimostrava vano in quanto si trovava davanti ad un’ostacolo insormontabile: le chiese conservatrici, che avevano appoggiato il governo del Presidente Lee Myung-bak (李明博, 이명박, 1941- , p.2008- ), si opponevano al sukuk ed alla proposta di esentare dalle tasse l’emissione dei buoni islamici. La loro opposizione si basava sulla credenza che sukuk rappresenta denaro pericoloso, che parte dei profitti possono essere usati per sovenzionare il terrorismo fondamentalista islamico. Facevano notare che la maggioranza dei paesi che avevano introdotto il sukuk non esentavano dalle tasse le operazioni di transizione dei buoni islamici e criticavano il governo di favoritismo disonesto.
Parlamentari ferventi cristiani appartenenti al Gran National Party (한나라당, Hannara-dang), il parito di maggioranza, si opponevano strenuamente al passaggio della legge, mentre altri parlamentari piu’ neutrali erano restii nella paura di perdere i voti della comunita’ cristiana. Il Presidente Lee Myung-bak, un fervente presbiteriano che doveva gran parte della sua vittoria alle elezioni presidenziali alla comunita’ cristiana, evitava di esprimere un’oppinione sull’argomento.
La costituzione coreana stipula chiaramente che “non deve essere riconosciuta una religione di stato e che la chiesa e lo stato devono agire separatamente.” Un’osservatore estraneo non puo’ non avere l’impressione che la versione XXI secolo dell’Umiliazione di Canossa e’ avvenuta qua in Corea!

Giorgio Olivotto
Seoul, Corea
29 gennaio 2012

Nessun commento: