La Tomba Vuota

Il cimitero di Yanghwajin (양화진) appare al visitatore come un santuario del silenzio, un’oasi di pace circondata dal fragore e nervosismo di Seoul, una delle piu’ grandi e popolate citta’ nel mondo. Nella parte piu’ vecchia del cimitero, vicino ad una zona piuttosto scossesa, c’e’ una toma la cui lapide e’ stata fessurata dal tempo. Quando confrontata con lo splendore delle tombe nei dintorni questa misera tomba scompare, come non esistesse, ma come tutte le altre ricorda una persona che visse e mori’ piu di cent’anni fa. Chi e’ sepolto in questa tomba? L’iscrizione in italiano dice che si tratta del Conte Ugo Francesetti di Malgrà (1877-1902), ma in realta’ le cose non sono proprio cosi’ semplici.
Il Conte Ugo nasceva a Torino il 19 febbraio 1877. Dettagli sulla sua giovinezza non sono noti, ma come molti altri giovani del suo tempo si arruolava nella Regia Marina col grado di tenente.
Nel 1900 scoppiava in Cina la Rivolta dei Boxer (義和團, Yìhétuán) e migliaia di persone, prevalentemente cristiani e stranieri, venivano massacrati dai ribelli cinesi. The nazioni occidentali ed il Giappone mandarono navi da guerra e truppe sia a protezione dei loro cittadini che per assistere il governo cinese nel reprimere la rivolta. C’e’ qualche possibilita’ che il Conte Ugo abbia preso parte a qualche operazione in Cina, anche se nulla appare dalla documentazione consultata. Una volta domata la Rivolta dei Boxer, l’Italia si rendeva conto che le altre nazioni occidentali stavano lentamente, ma inesorabilmente, accaparandosi beni e concessioni nell’intera zona e l’Italia penso’ giustamente che doveva avere la sua parte. La Corea era una delle poche nazioni orientali in cui l’Italia aveva ancora qualche possibilita’ di ottenere qualcosa. Nonostante il Capitano Federico Craviosa della Reggia Marina avesse firmato il 26 giugno 1884 un trattato con la Corea, trattato che venne rattificato il 24 luglio 1886, l’Italia non aveva ancora mandato in Corea una rappresentanza ufficiale, ma questo stato provvisorio doveva subito cambiare.
L'8 dicembre 1901, il Conte Ugo Francesetti di Malgrà arrivava a Seoul ed una settimana piu’ tardi presentava le credenziali di Console Italiano al Re/Imperatore Kojong (高宗, 고종; Emperor Kwangmu, 光武帝, 광무제, 1852-1919, r.1863-1907). Il Conte Ugo riceveva un’immediato benvenuto dalla comunita’ diplomatica straniera in citta’. Circa 400 occidentali vivevano a quel tempo in Seoul e Chemulpo (oggi Inchon, 仁川, 인천) e navi mercantili e militari visitavano quotidianamente il porto di Chemulpo portando in terra coreana un grosso numero di visitatori. La maggioranza degli occidentali erano organizzati in parecchi circoli sociali, vivendo fra di loro, piuttosto separati dalla popolazione locale. I diplomatici stranieri avevano il loro circolo sociale ed il Conte Ugo era un’uomo giovane, di soli 24 anni, di alta educazione e senza dubbio di bell’aspetto. Immediatamente si guadagnava le simpatie di parecchie signorine della comunita’—e qualche maldicente aggiungeva, anche di qualche giovane signora—probabilmente suscitando gelosie fra i numerosi giovani diplomatici del circolo che non vedevano di buon occhio la competizione. A quanto e’ dato a sapere il Conte Ugo stringeva amicizia con Gordon Paddock (1865-1932), il Console Generale Americano, e sviluppava una stretta amicizia anche con Maurice Cuvelier, il Vice Console Belga a Seoul. Fu proprio questa amicizia che gli creera’ un grosso problema con gli altri stranieri in citta’.
L’uomo d’affari americano, Henry Collbran (1852-??), viveva a Seoul con la seconda moglie, due figli ed una fliglia dal primo matrimonio. I Collbran avevano un ruolo piuttosto importante nella comunita’ straniera di Seoul ed il Conte Ugo finiva inevitabilmente con l’associarsi a loro. Il Vice Console Cuvelier era affascinato dalla ventunenne Christine Collbran al punto da chiederla in matrimonio, ricevendone un netto rifiuto. La matrigna di Christine, spingeva la figliastra ad accettare la proposta, non tanto perche’ pensasse che l’eventuale matrimonio fosse importante per la ragazza, ma sopratutto perche’ sapeva che Christine aveva dei competitori. Christine si era invaghita dal Conte Ugo, il quale non le prestava troppe attenzioni, non tanto perche’ Christine fosse non accettabile, tutt’altro, ma perche’ Ugo era buon amico del Cuvelier e non voleva tradire l’amicizia. In realta’ la matrigna di Christine era a sua volta invaghita del Conte Ugo al punto da volerlo tutto per se diventando estremamente gelosa della figliastra fino al punto da proibire al Conte Ugo di visitare la casa. Non passava molto tempo pero’ che le attenzioni della matrigna cambiarono direzione: si era nel frattempo invaghita di Gordon Paddock, che scriveva nel suo diario “Il matrimonio dei Collbran non deve mai essere stato un’affare troppo semplice”.
Il settembre del 1902 fu un mese che doveva certamente lasciare qualche cattiva traccia e sopratutto paura fra la comunita’ straniera della citta’. All’inizio del mese la citta’ veniva colpita da un’epidemia di colera che seminava molte vittime tra la popolazione locale, colpendo anche la comunita’ straniera di Seoul. Il 20 settembre un’interprete, impiegato alla rappresentanza russa, moriva ed una settimana piu’ tardi un visitatore austriaco faceva la stessa fine. Parecchi altri vennero colpiti dal colera ma furono piu’ fortunati riuscendo a recuperare. Mentre il colera mieteva le sue vittime, un’altra epidemia colpiva Seoul: il tifo.
I piu’ giovani fra i diplomatici, i figli e figlie degli uomini d’affari residenti in citta’ ed i giovani missionari spesso si riunivano assieme. Normalmente passavano il loro tempo libero giocando a tennis, andando a cavallo, facendo alpinismo nelle montagne dei dintorni o in picnic; e fu questa promiscuita’ che si dimostrera’ fatale per due di loro.
Verso la fine di settembre il Conte Ugo veniva colpito da febbre alta che il misionario presbiteriano dottor Horace Newton Allen (1858-1932) giudicava essere solamente una normale febbre. Piu’ tardi venne pero’ diagnosticata come febbre tifoidea. Vivendo solo in Corea, senza famiglia, due giovani infermiere si presero cura del Conte Ugo facendo del loro meglio, assieme al dottore, per curare il giovane diplomatico che giorno per giorno si mostrava sempre piu’ debole finche’ il 12 ottobre moriva. Parecchi amici del Conte Ugo ben presto finirono con l’ammalarsi, probabilmente si erano presi il tifo durante una delle tante visite al suo cappezzale. Poco piu’ di un mese dalla morte del Conte Ugo, Christine Collbran also soccombeva alla febbre, mentre suo fratello riusciva a sopravvivere.


L'Ambasciatore italiano Massimo Andrea Leggeri e la tomba vuota
del Conte Ugo Francesetti di Malgra’ nel cimitero di Yanghwajin a Seoul


Il giorno dopo la morte del Conte Ugo si svolgeva nella cattedrale cattolica di Myongdong (明洞聖堂, 명동성당) il funerale al quale partecipava l’intera comunita’ straniera di Seoul e parecchi membri del governo coreano che provvedevano una guardia d’onore composta da soldati e poliziotti col compito di scortare la bara fino al cimitero di Yanghwajin. Per un mese la carica di rappresentante italiano a Seoul venne coperta da un’altro tenente della Regia Marina, Conte Carlo Fecia di Cossato, fino a quando l’ultimo console italiano presso il Regno di Choson (Corea), Carlo Rossetti, arrivava a Seoul nel novembre 1902.
Il 20 dicembre arrivava a Chemulpo, a bordo dell’incrociatore Lombardia della Regia Marina, la madre del Conte Ugo, Contessa Francesetti di Malgra’, accompagnata da una sorella del conte. Erano venute per riportarsi in Italia la salma del giovane figlio e fratello. Durante il soggiorno a Seoul la Contessa incontrava tutti coloro che erano stati vicini al figlio in modo da ritrovare e possibilmente portarsi appresso “tutto cio’ che Ugo aveva toccato”. Dopo tre giorni di attivita’ intensa a Seoul la Contessa con la figlia e la salma del Conte Ugo ripartivano lasciandosi alle spalle solo ricordi ed una tomba vuota con da un lato, in italiano, il nome del presunto occupante e dall’altro un’iscrizione in inglese: “He the young and strong who cherished noble longings for the strife by the roadside fell and perished” (Lui il giovane e forte che inspiro’ dai margini della strada nobili sentimenti per le lotte cadde e mori’).

Giorgio Olivotto
Foto di Giorgio Olivotto
Seoul, Corea
26 giugno 2011

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