Andare al Fiume Han

Fermati, per favore
questa e’ l’ultima fermata.
Qualche volta, cappelli senza padrone
sono appesi al parapetto,
sbattuti dal vento dicono goodbye.
Le ragazze, nell'ultimo inchino fanno cadere
una lacrima alla base della colonna
.”
scriveva Kim Ki-rim (김기림) nel suo poema Il Ponte sul Fiume Han. La sua descrizine di un suicidio evoca tristezza e solitudine. Durante la vita del poeta, molte persone si sono suicidate buttandosi nel fiume da uno dei tanti ponti che lo attraversano. Questo atto disperato era largamente causato dal fatto che il primo ponte sul fiume Han (漢江, 한강, Hangang) venne costruito nel 1917. Il ponte che immediatamente diventava un’attrazione per la citta’, diventava anche un luogo di tristezza considerando il fatto che molti lo usavano per suicidarsi.



Il fiume Han


Le autorita’, nel cercare di affrontare il problema, finirono col trovarsi davanti a grosse difficolta’. Nel 1922, la stazione di polizia di Yongsan (龍山, 용산, Collina del Drago) offriva un premio per uno slogan a prevenzione del suicidio. Parecchi furono i partecipanti, con slogan che leggevano: “C’e’ un vecchio detto che il dolce arriva sempre dopo l’amaro. Per favore, resta vivo!” Un’altro ricalcava una forma piu’ lirica: “Le rose canine lungo la riva fioriscono ancora in primavera. Ma non c’e’ ritorno dopo il viaggio della vita.” Sul parapetto ne installarono uno che leggeva: “Per favore, porta pasienza,” e come supporto allo sforzo di prevenzione, il governo creava un centro di consultazione.
Anche se le autorita’ fecero tutto il possibile per prevenire i suicidi, il loro sforzo porto’ pochi frutti. Un giornale dell’epoca scriveva: “Il fiume Han, un luogo di rilassamento e svago per i cittadini, e’ ormai diventato un luogo dove si rende l’ultimo saluto ai morti.” E’ da qua che la frase “andare al fiume Han” assunse il significato di “suicidarsi gettandosi nel fiume.” La frase venne usata da Yom Sang-sop (廉想涉, 염상섭, 1897–1963) nella sua novella La Responsabilita’ del Marito: “Se ella 'va al fiume Han' perche’ rifiuti di incontrarla, la responsabilita’ per la sua morte ricadra’ su di te.”
L’idea di suicidarsi saltando dal ponte dentro al fiume non e’ cambiata di molto al giorno d’oggi, anzi e’ diventata un problema molto piu’ serio sopratutto considerando che oggi ci sono 24 ponti sul fiume Han. Nelle statistiche presentate dalla citta’ di Seoul ad una commissione parlamentare di inchiesta, sono stati registrati dal 2006 ad oggi un totale di 2 575 suicidi dai 24 ponti in citta’, una media di 1.5 casi al giorno. Il fiume Han vive ancora nella sua fama di essere il posto preferito per un suicidio.
Un’inchiesta del centro governativo di consultazione, rilevava che negli anni 20, il popolo si suicidava a causa delle difficolta’ incontrate nella loro vita quotidiana, disgusto verso la loro esistenza ed al loro cuore a pezzi. Quasi certamente oggi le ragioni sono le stesse. Forse sara’ necessario installare dei circuiti televisivi chiusi, linee telefoniche di emergenza, reti di protezione in modo da prevenire il suicidio saltando giu’ dal ponte. Ma tutti questi sforzi risulteranno inutili, persino se il fiume dovesse essere coperto, fino a quando tutti noi non ci prendiamo piu’ cura dei nosti vicini.

Giorgio Olivotto
Foto di Chong Myo-hwa
Seoul, Korea
4 divembre 2011

Nessun commento: