L’Arco e le Frecce

Un bel giorno, all’imperatore Taizong (唐太宗, 599-649, r.626-649) della dinastia cinese dei Tang (唐朝, 618-907) capito’ fra le mani un buon arco. Orgoglioso di quello che aveva imparato da giovane in materia e di intendersene a sufficenza di archi si dette da fare per trovare un buon artigiano al quale mostrare la sua scoperta. Rimase pero’ deluso quando l’artigiano scuotendo la testa sentenzio’ che l’arco era difettoso spiegando: “Le vene contorte del legno indicano chiaramente che l’albero non era diritto. Il legno di questo tipo di alberi permette di produrre un arco molto resistente, ma le freccie che lancia non viaggiano diritte.”
Taizong capi’ l’antifona e rispose: “Sono riuscito a mettere pace nel mondo grazie al mio arco ed alle mie freccie, ma fino ad oggi non avevo capito il principio fondamentale dell’arco e delle freccie. Di recente sono stato incoronato imperatore, come posso aver acquisito tanto sapere da essere capace di governare il paese?” e da quel momento Taizong decise di consultare quanti piu’ ufficiali governativi poteva in modo da capire meglio le regole che governano il paese. Nella storia cinese, Taizong e’ considerato, a ragione, un grande imperatore. Quei giorni pacifici e prosperosi della Cina sono stati possibili grazie a Taizong ed alla sua capacita’ di capire l’arte di governare. Taizong aveva perfettamente capito l’aforisma: “L’acqua fa galleggiare la barca, ma ache la puo’ far affondare” e sopratutto lo aveva messo in pratica.
Considerando che il detto era vero persino in quei giorni di monarchia assoluta, tanto piu’ e’ vero oggi in clima democratico. In democrazia esiste una sensazione del momento cosi’ profonda come il concetto dell’arco e delle freccie. Le richieste dei tempi chiaramente dicono che il potere sovrano deve provvenire dal popolo, un principio apparente persino nella breve storia della democrazia coreana.
Durante la presidenza di Syngman Rhee (Yi Sung-man, 李承晩, 이승만, 1875-1965, p.1948-1960) il paese domandava di essere creato. Per la prima volota nei suoi 5000 anni di storia, si doveva creare una repubblica governata da un sistema democratico, sistema di cui nessuno aveva mai sentito parlare o aveva visssuto prima di allora. Sotto la guida del presidente Park Chung-hee (朴正熙, 박정희, 1917-1979, p.1961-1979) il paese domandava di uscire dallo stato di estrema poverta’ nel quale si trovava. Supportati dallo slogan “lasciateci costruire una vita migliore”, i coreani hanno visto il loro benessere aumentare rapidamente con una serie di incrementi impressionanti da doppia cifra. Quando il presidente Chun Doo-hwan (全斗煥, 전두환, 1931- ,p.1980-1988) sali’ al potere, il paese domandava democrazia, ma la richiesta veniva soffocata sotto i talloni dei militari. La democrazia a malapena riusci’ a ritornare d’attualita’ quando il presidente Roh Tae-woo (盧泰愚, 노태우, 1932- , p.1988-1993) sali’ al potere.
Di conseguenza, la domanda del paese al presidente Kim Young-sam (金泳三, 김영삼, 1927- , p.1993-1998) fu quella di eliminare gli ultimi avanzi che ancora esistevano di quella cultura militare. Una serie di riforme venivano portate a termine nel nome della necessaria civilisazione del paese. La Hanahoe (하나회, Gruppo dei Migliori), nato sotto la guida del presidente Chun, veniva demolito; veniva reso obbligatorio l’uso del nome reale in tutte le transazioni finanziarie e l’autonomia locale cominciava ad essere implementata. Durante la presidenza di Kim Dae-jung (金大中, 김대중, 1925-2009, p.1998-2003) il paese domandava la riconciliazione fra i sistemi della Corea del Sud e della Corea del Nord, in aggiunta alla riconciliazione fra le regioni orientali e occidentali della Corea del Sud. I rapporti estremamente tesi fra le due Coree vedevano un certo allentamento grazie alla Haetpyot Chongchaek (햇볕 政策, 햇볕 정책, Politica del Sole Brillante), mentre lo stesso calore del Sole cominciava a riscaldare le province del Cholla (全羅道, 전라도) che fino a quel momento erano state completamente dimenticate. Durante la presidenza di Roh Moo-hyun (盧武鉉, 노무현, 1946-2009, p.2003-2008), il paese domandava che l’autoritarismo fosse accantonato una volta per tutte. Panciuti ufficiali governativi dalle facce gioiose per aver mangiato troppo venivano discreditati uno in fila all’altro.
Le domande di una nazione non avvengono per caso come l’estrazione dei numeri al Lotto. Come insegna l’aforisma latino “natura non facit saltum (la natura non si crea con un solo colpo), le necessita’ di un paese sono il risultato delle domande del popolo che le precedono e la conseguenza delle azioni che devono essere completate nel futuro. Ed oggi quali sono le domande del popolo? E’ un quesito facile da rispondere. I coreani devono prima di tutto chiedersi perche’ hanno eletto l’attuale presidente.
Oggi la rinascita economica del paese ha la priorita’ nella mente del popolo. L’amministratore delegato-presidente e’ conscio di questa necessita’ e si sta dando da fare per poterla realizzare; corre a destra ed a manca, comincia a lavorare di buonora al mattino. Credeva che tutto quello che doveva fare fosse produrre una torta piu’ grande ed era fiducioso di essere capace di farlo. Ma ha commesso un’errore; ha dato l’impressione di essere dalla parte dei ricchi allontanandosi sempre di piu’ dagli strati bassi della popolazione e nel gioco anche le classi medie venivano lentamente messe da parte.
Dopo essersi bruciato alla fiamma delle proteste, fino a farsi chiamare ‘assassino’. Il presidente sembra ora aver capito il principio dell’arco e delle freccie. Ora parla di una strada di mezzo e parla di chi lavora e fatica. Da l’impressione di aver realizzato che unificare le oppinioni del popolo e' piu’ urgente che collegare fra loro i quattro maggiori fiumi del paese che non hanno acqua ma sono pieni di controversie, lasciando intendere di avere finalmente capito qual’e’ la via piu’ giusta per governare il paese. Se questo e’ vero, il suo desiderio di produrre una torta piu’ grande non e’ piu’ un malinteso. Ora da l’impressione di aver realizzato che se la rinascita economica del paese e l’aumento della competititivita’ nei mercati internazionali sono assolutamente necessari, non puo’ muovere un solo passo se il popolo pensa che sta distribuendo una grossa fetta della torta ai privilegiati.
L’allinearsi alle domande dei tempi non e’ una cosa facile, ma qualsiasi cosa puo’ essere fatta se si pensa che “l’acqua fa galleggiare la barca, ma ache la puo’ far affondare”. Il presidente Lee Myung-bak (李明博, 이명박, 1941- , p.2008- ) deve anche ricordarsi delle parole di John F. Kennedy (1917-1963): “L’alta marea solleva tutte le barche”.
Giorgio Olivotto
Seoul, Corea
10 ottobre 2010

Nessun commento: