I Tulipani di Haarlem e gli Apat di Seoul

Nel classico libro del giornalista scozzese del XIX secolo Charles Mackay (1814-1889), Le Straordinarie Delusioni Popolari e la Pazzia delle Masse (1841), si legge di un interessante episodio centrato nel decennio del 1630 nella citta’ olandese di Haarlem, un centro rinomato per la coltivazione ed il commercio dei fiori. Un mercante olandese invitava un marinaio a colazione e gli offriva delle squisite aringe rosse in cambio delle buone notizie sul suo commercio fattegli dal marinaio. Quando il mercante usci’ dalla stanza, il marinaio notava in un angolo della stanza qualcosa che assomigliava ad una cipolla. Il marinaio andava ghiotto di cipolle ed avidamente se la mangio’ anche per diminuire la pesantezza di stomaco creata dalle aringhe. Quando il mercante rientro’ nella stanza, il marinaio rimase senza fiato nell’apprendere che la ‘cipolla’ era in realta’ il bulbo del pregiatissimo tulipano Semper Augustus. Il mercante denuncio’ il marinaio che venne imprigionato per mesi solamente per aver mangiato il bulto di un tulipano credendo fosse una cipolla. Il Mackay scrive che nel 1633 un bulbo di Semper Augustus costava sul mercato 5500 fiorini e che nel 1636 era quasi impossibile trovarne uno in cambio di 12 acri di terra coltivabile. In quelli anni un bue costava 120 fiorini ed un maiale ne costava 30.

Il raro Semper Augustus

Il Semper Augustus e’ una rara varieta’ di tulipano, caratterizzata da striscie rosse che sembrano fiamme che avvolgono i bianchi petatali del fiore. Tuttavia, ed indipendentemente dalla sua bellezza, e’ e resta sempre e solamente un fiore. Come mai un semplice bulbo era sul mercato ad un prezzo cosi’ alto? In Olanda nel decennio del 1630, il prezzo dei bulbi di tulipano, non solo del Semper Augustus ma anche quello di molte altre varieta’, specialmente le varieta’ a striscie che erano piuttosto rare, raggiunse prezzi da capogiro. Perche’? I tulipani cominciarono ad apparire sui mercati europei verso la meta’ del 1500. Provenivano dall’Impero Ottomano (1299-1923) e vennero ben presto popolari presso la nobilta’ ed i mercanti di quel paese che stava godendo dell’Eta’ d’Oro. A quel tempo, l’Olanda era il centro economico e culturale dell’Europa ed i tulipani erano una delle lussurie amate dai ricchi.
All’inizio il prezzo dei bulbi di tulipano aumento’ grazie alla popolarita’ del fiore e la sua rarita’. Ma il prezzo aumento’ ancora di piu’ quando le classi piu’ basse della societa’, che non si erano mai interessate di fiori, cominciarono a pensare che il prezzo dei bulbi sarebbe aumentato sempre di piu’ procurando loro un sempre piu’ cospiquo guadagno. Nelle parole del Mackay, la gran parte della popolazione olandese, ricchi e poveri, persino gli spazzacamini, si buttarono a peso morto nel mercato del fiore. Ma nel febbraio del 1637 i mercanti di tulipani cominciarono ad avere difficolta’ nel trovare acquirenti disposti a pagare cifre da capogiro per un bulbo ed i prezzi cominciarono improvvisamente a crollare.
La ‘mania del tulipano’ e’ considerata il precedente storico delle moderne bolle di sapone speculative—come la bolla di sapone della borsa merci dovuta all’introduzione dell’Internet (anni ’90) e piu’ tardi alla crisi ipotecaria negli Stati Uniti che dette l’avvio alla crisi finaziaria del 2008—che finiscono con lo scoppiare nel nulla. L’atto di comprare qualcosa senza avere informazioni sufficienti per stabilirne il valore reale, perche’ si crede che il prezzo continui ad aumentare a seguito dell’aumento iniziale, normalmente prende il nome di speculazione; ma quando sono molti coloro che partecipano a queste attivita’ speculative al punto che i prezzi si gonfiano artificialmente, si crea quella che normalmente viene definita una bolla di sapone.
Fu attraverso il libro del Mackay che il termine ‘mania del tulipano’ divento’ di attualita’. Qualche storico economista dei nostri giorni afferma che il fenomeno della ‘mania del tulipano’ e’ stato esagerato; sostiene che la speculazione del tulipano non era cosi’ diffusa come Mackay scrive nel suo libro e che era limitata a qualche mercante senza troppi scrupoli. Forse quel moderno storico economista ha ragione, ma in ogni caso erano gli speculatori del tulipano tutti impazziti? Mackay scrive che persino i saggi, gli individui piu’ razionali tendono verso l’irrazionale ed a comportarsi in modo assurdo quando fanno parte di un gruppo. Mackay usa la ‘mania del tulipano’ a sostegno della sua tesi, assieme alla febbre per l’alchemia, la caccia alle streghe ed altri simili fenomeni sociali. Scrive chiaramente che i mercanti di tulipani del decennio 1630 vennero presi dalla ‘mania del tulipano’ che regnava sovrana nel paese, dimenticando che un giorno il prezzo del fiore sarebbe crollato. Probabilmente e’ vero; tuttavia io sono convinto che qualcuno decise di speculare pur sapendo benissimo che prima o poi il prezzo del fiore sarebbe diminuito.

Il Carro dei Pazzi (1637) di Hendrick Gerritsz Pot
Olio su tavola di legno, 61 x 83 cm
Frans Hals Museum, Haarlem, The Netherlands

Una eccellente rappresentazione della ‘mania del tulipano’, che attanaglio’ la citta’ olandese di Haarlem, e’ quella del dipinto satirico Il Carro dei Pazzi del pittore olandese Hendrick Gerritsz Pot (1580-1657), che illustra le conseguenze della rottura della bolla di sapone del tulipano nel 1637. Nel dipinto il carro dei pazzi corre, spinto da una vela, verso una spiaggia. Sul carro, in un trono sotto una bandiera abbellita con dei tulipani, siede Flora, la dea romana dei fiori, che ha tra le mani un mazzo di tulipani, considerati dai ricchi olandesi un’indispensabile ornamento di lusso. Nella parte anteriore del carro c’e’ una donna con due facce a personificare la vana speranza; la vana speranza che il prezzo dei bulbi di tulipano continui a salire infinitivamente, perche’ a quel punto il vendere anche un solo bulbo era estremamente lucroso.
Dietro alla ‘Donna della Vana Speranza’ ci sono tre uomini vestiti con beretti da pagliaccio adornati con tulipani. Uno di loro sta bevendo birra da un bicchire piuttosto lungo a sinboleggiare l’ingordigia, mentre il vecchio che tiene stretto un sacco pieno di soldi rappresenta l’avarizia e l’uomo sul bordo del carro simboleggia il parlare a vanvera. La vana speranza, l’avarizia, il parlare a vanvera sono le forze che spingono la ‘mania del tulipano’ illustrata dal dipinto. In particolare, il Sig. ‘Parlare a Vanvera’, che sembra stia raccontando la favola di coloro che hanno speculato sul mercato del tulipano, tende la mano verso una folla di popolani che attirati dalle sue parole seguono il carro. I popolani sono i tessitori di Haarlem che hanno abbandonalo il loro posto di lavoro per seguire il carro.
Perche’ i tessitori di Haarlem si sono buttati nella speculazione del tulipano? I loro salari devono essere stati sufficientemente alti, considerando che l’Olanda a quel tempo era il centro europeo del commercio internazionale e della produzione tessile. Di certo non appartenevano a quella classe ricca che poteva permettersi il commercio del tulipano, ma l’improvviso aumento dei prezzi del fiore ha certamente fatto pensare ai tessitori che potevano diventare ricchi dalla sera alla mattina. In particolare verso la fine del 1636, quando la bolla di sapone raggiungeva l’apice, il prezzo dei bulbi aumento’ di centinaia di fiorini proprio dalla sera alla mattina. Si legge che in quelli anni operai specializzati, quali carpentieri e sarti, guadagnavano dai 150 ai 300 fiorini all’anno e quando vennero a sapere che le loro entrate potevano radoppiare o triplicare comprando e vendendo bulbi di tulipano, devono per certo aver perso la testa. Questo deve essere stato lo sprone che ha spinto i lavoratori olandesi a buttarsi ad occhi chiusi nel commercio del tulipano. Gettando le basi di quella borsa del tulipano di Haarlem e di altre citta’ olandesi.
Non e’ facile pensare che tutti gli speculatori del tulipano fossero convinti che i prezzi sarebbero aumentati senza sosta. Senza dubbio, molti di loro, dopo aver visto il vicino di casa entrare nel commercio, devono aver pensato che “i prezzi sarebbero aumentati per un certo tempo, quindi ne compro uno e lo rivendo prima che i prezzi crollino.” Ma nessuno di loro poteva sapere o prevedere quando la bolla di sapone sarebbe scoppiata, il problema tipico della speculazione, un gioco simile a quello della patata bollente. Nel gennaio del 1637, i prezzi dei tulipani salirono improvvisamente come nell’ultima fiammata. Il mese dopo, il giorno in cui il ‘carro dei pazzi’ del Pot entro’ nel mare, il crollo finalmente arrivo’. Molti portarono al mercato i loro bulbi, ma nessuno era disposto a comprare visto che i prezzi erano alle stelle. I commercianti cominciarono a preoccuparsi e pur di vendere diminuirono i prezzi. La paura comincio’ a farsi avanti e tutti cominciarono ad offrire i loro bulbi a prezzi stracciati ed il prezzo crollo’ del 95 percento in soli due giorni col risultato che molti finirono in bancarotta. Come la richiesta di bulbi diminui’, la produzione di bulbi crollo’ dannegiando anche coloro che non erano mai entrati nel commercio. Per parecchio tempo dopo il crollo, l’economia olandese soffri’ le conseguenze degli effetti della ‘mania del tulipano’, a chiara dimostrazione che lo scoppio delle bolle di sapone puo’ pericolosamente ripercuotersi sull’intera economia di un paese e a supporto del fatto che le bolle di sapone non sono un fenomeno da prendere sotto gamba.
Gli apat (아파트)

E’ la bolla di sapone del tulipano un’episodio che avenne molto tempo fa in un paese lontano? No! Di recente la Corea ha vissuto controversie sul fatto se considerare una bolla di sapone il suo mercato immobiliare, i cosidetti apat (아파트). Contrariamente ai tulipani, case e terreni sono necessita’ di base e l’aumento del loro prezzo non puo’ essere spiegato semplicemente da un’aumento della domanda dovuto a speculazione o ad una bolla di sapone. Nonostante questo, uno studio della giapponese Nomura Securities (野村證券株式会社, Nomura Shōken Kabushiki-gaisha) lascia intendere che la situazione economica coreana di oggi e’ molto simile a quella giapponese degli anni ’80, quando la bolla di sapone immobiliare comincio’ a formarsi in quel paese. Negli anni ’80, gli interessi bancari sul capitale venivano mantenuti ad un livello piuttosto basso, mentre i prezzi sul mercato immobiliare segnavano un costante aumento fin dal 1955. La situazione era tale da spingere i giapponesi a chiedere prestiti alle banche ed altre istituzioni finaziarie, credendo ciecamente che i prezzi del mercato immobiliare avrebbero continuato ad aumentare. Il risultato fu che in media i prezzi dell’immobiliare nelle sei citta’ principali del paese, incluso Tokyo, sali’ del 370 percento.
Fu allora che la banca centrale giapponese aumento’ i suoi interessi sul capitale in modo da contenere la bolla di sapone del mercato immobiliare. I giapponesi, colpiti improvvisamente dagli alti interessi bancari corsero ai ripari vendendo le loro proprieta’ creando un crollo del mercato immobiliare di circa il 60 percento nel periodo 1991-2000. La conseguenza fu il crollo dell’intera economia del paese, causando quello che oggi e’ noto come il ‘decennio perduto’.
Secondo la banca centrale coreana (한국은행, Hanguk Unhaeng), i debiti dei nuclei familiari coreani hanno toccato l’apice alla fine del 2010 ed i responsabili delle finanze del paese hanno gia ristretto i regolamenti relativi al movimento dei capitali. Tuttavia, anche se non ogni aspetto della bolla di sapone del mercato immobiliare coreano assomiglia alla bolla giapponese, i coreani non devono prendere sotto gamba i segni negativi del fenomeno. I coreani farebbero bene ricordarsi della lezione proveniente dal Carro dei Pazzi del Pot.
Giorgio Olivotto
Seoul, Korea
Photo di Chong Myo-hwa
20 febbraio 2011

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