Dittatura verso Democrazia

Maggio e’ il mese che vede la rinascita della natura, lo sbocciare dei fiori, le montagne coprirsi di verde, oltre che essere un mese importante nella storia di questo paese.
Il 16 maggio 1961, i militari intervennero nella vita politica del paese per correggere una amministrazione democratica incompetente. Quel 16 maggio segna l’inizio di 17 anni di dittatura di Park Chung-hee (朴正熙, 박정희, 1917-1979), dittatuta nascosta dietro lo slogan dello sviluppo economico. Quei 17 anni videro la fine delle difficolta’ finanziarie e della fame dell’intera popolazione e nello stesso tempo la fondazione della potenza economica del paese. Dopo l'assassinio del Presidente Park, un'altro militare, Chun Doo-hwan (全斗煥, 전두환, 1931- ), continuava lo sviluppo del paese nonostante la rivolta popolare a Kwangju (光州, 광주) del 18 maggio 1980 e la forte oppressione militare del nuovo presidente. Dovettero passare ancora 7 anni prima che il movimento democratico del giugno 1987 instaurasse nel paese un sistema democratico.


Il Generale Park Chung-hee (centro, con occhiali da sole)
attorniato dai suoi aiutanti, ripreso davanti
al Kwanghwamun (光化門, 광화문), al centro di Seoul, il 16 maggio 1961,
subito dopo aver guidato all’alba il colpo di mano dei militari


La storia complessa della dittatura e democrazia coreana si riflette nell’odierno atteggiamento verso il sistema politico. Mentre molti coreani oggi possiedono un forte desiderio di democrazia, altri provano nostalgia per la dittatura. Un’inchiesta effetuata subito dopo l’instaurazione della democrazia nel paese mostrava che 9 su 10 coreani credevano che la democrazia fosse migliore della dittatuta. Il numero gradualmente diminuiva col passare del tempo ed oggi 7 su 10 cittadini sono in favore della democrazia
Durrante il mio soggiorno nell’Unione Sovietica, negli anni ’60, molti russi pensavano che gli anni sotto il regime di Stalin (Иосиф Виссарионович Сталин, 1878-1953) erano migliori degli anni sotto il regime di Khrushchev (Никита Хрущёв, 1894-1971) perche’ una bottiglia di vodka (водка) costava solamente un rublo (ру́бль), mentre negli anni ’60, costava quattro rubli! Qualcosa di simile, anche se non connesso con il costo di una bottiglia di soju (燒酒, 소주) sta succedendo qua in Corea.
Un’inchiesta della Dutch World Values Survey conferma questa situazione. Dalla meta’ degli anni ’90 e fino all’inizio degli anni 2000, meno del 30 percento dei coreani era del parere che e’ preferibile essere governati da un leader che non si cura del parere del parlamento e delle elezioni. Simili inchieste condotte nel 2005 e quest’anno hanno messo in evidenza che il numero di coreani favorevoli ad un regine totalitario e’ cresciuto di circa il 20 percento. In aggiunta, i vari confronti fra i presidenti coreani mettono quasi sempre il Park al primo posto e questo grazie al successo della sua politica economica. In altre parole, molti coreani considerano che la stabilita’ economica deve avere la priorita’. Da quando il paese ha scelto un regime democratico, i vari presidenti si sono sempre trovati difronte alla difficolta’ di implementare una politica nazionale unilaterale e il parlamento si e’ sempre fatto notare per le sue schermaglie politiche piu’ che per lo sforzo di cercare il benessere della popolazione. Il risultato e’ che fra i coreani esiste il dubbio che la democrazia non sia in grado di sfamarli. Considerando che le regole della politica rappresentativa vengono spesso ignorate, la nostalgia per una dittatura orientata allo sviluppo del paese—uno dei fattori alla base del successo economico del paese—diventa sempre piu’ forte.
E’ una dittatura veramente piu’ capace di una democrazia nel migliorare lo standard di vita del popolo? Alcuni sostengono che un dittatore e relativamente libero dalle esigenze di gruppo, al punto da essere in grado di aumentare il risparmio e gli investimenti con una visione orientata verso un futuro di effettivo sviluppo economico. Il Presidente Park mostro’ queste capacita’ ed i suoi consiglieri economici dimostrarono di essere persone capaci. Nonostante questo, in molti altri paesi i dittatori hanno privatizzato il benessere nazionale, permettendo la nascita di monopoli e di discutibili relazioni fra politici ed industriali, mentre il popolo soffriva la fame.
L’economia coreana cresceva indipendentemente dalla presenza di corruzione rampante e dei legami fra politici ed industriali. Ma in aggiunta al rigido controllo del Park, i coreani non devono dimenticare il sacrificio ed il contributo dato dalla manodopera femminile nelle fabbriche, dagli operai e da tutti coloro che erano in prima linea sul fronte delle esportazioni.
Molte delle nazioni controllate da un dittatore mostrano estremamente bassi valori di prodotto nazionale lordo pro capite, forse con l’eccezione di Singapore e di qualche paese produttore di petrolio. Al contrario, i cittadini dei paesi democratici piu’ sviluppati godono di redditi alti. I programmi assistenziali di tali paesi, quali assistenza medica e vecchiaia, sono molto migliori che quelli delle dittature. Il regime ditattoriale, blocca ogni communicazione politica, argomentazioni relative ai problemi sociali sono impossibili e le persone al potere non sono mai responsabili di quello che succede. Di conseguenza il dittatore non vive mai la vita del suo popolo. La fame sofferta in questi giorni dal popolo nord coreano e’ causata dalla natura del regime che li controlla.
Il livello di vita in una democrazia e’ senza ombra di dubbio superiore a quello di una dittatuta. Anche se lo sviluppo economico di Singapore, privo di risorse naturali, lo abbia portato a diventare un certro economico internazionale, e’ difficile per quel paese svillupare una cultura nella quale l’individuo puo’ esprimere liberamente la sua creativita’.
Nel passato esempi di forte oppressione sono stati registrati nell’Unione Sovietica e nell’est europeo e tali pratiche continuano ancora oggi con la dittatura nella Corea del Nord, le dittature militari del centro e sud America, e le dittature religiose nel Medio Oriente. Anche se la Corea del Sud non ha mai vissuto tali estremi, ha sperimentato controllo politico sulla vita privata, censura sui servizi di informazione, sorveglianza da parte dei servizi segreti e la violazione dei diritti umani durante il regime del Park e delle dittature militari dopo la sua morte.
Come conseguenza del regime coercitivo della dittatura, la gente lasciava fare, ma non tardava il 18 maggio 1980 a far scoppiare a Kwangju una rivolta che veniva soppressa solo con un enorme costo di vite umane. Il regime dittatoriale contribuiva anche a creare conflitti ideologici e regionali che finirono col diventare un cancro per il paese. Tuttavia, la nostalgia non deve nascondere ai coreani la verita’ del passato. I coreani non devono tornare indietro all’epoca della dittatura di sviluppo. E’ ormai giunto per loro il momento di pensare di realizzare un effettivo e politicamente democratico sistema di governo.

Giorgio Olivotto
Seoul, Corea
29 maggio 2011

Nessun commento: