Questa e’ una storia di fantasia che non si riferisce a situazioni o personaggi esistenti. Spero pero’ che il lettore possa trovare un ritratto della Corea di oggi, quella Corea che tutti noi non vorremmo mai aver conosciuto.
La meta’ di quella piccola area laggiu’ all’angolo ospitava un modesto edificio ad un piano adibito ad attivita’ commerciali, e l’altra meta’ ad un parcheggio. All’inizio l’edificio era occupato da un gioielliere; poi veniva diviso fra il gioiellere ed un negozio di alimentari; poi il negozio di alimentari riusciva ad imporsi e mentre stava trasformandosi in qualcosa di piu’ di un semplice negozio di alimentari, il proprietario dell’area adibita a parcheggio, fedele alle sue mai fatte promesse, decideva di vendere. Nel giro di pochi giorni, il negozio di alimentari doveva fare le valigie ed un vistoso cartellone, che dipingeva un edificio commerciale di parecchi piani, veniva appeso sulla struttura esistente. Un nuovo edificio stava per nascere.
Il nuovo proprietario assoldava un’architetto al quale chiedeva di creare qualcosa da diventare il punto di attrazione di quell’angolo di strada. Un disegnatore trasformava le idee dell’architetto in una serie di disegni chiari e dettagliati, completati con le relative dimensioni. I disegni venivano consegnati ad un’impresa di costruzioni che non si sbilanciava troppo sul periodo richiesto per la costruzione. Un nuovo e piu’ realistico cartellone prendeva il posto del precedente ed i passanti furono tutti dell’oppinione che, senza ombra di dubbio, l’edificio rappresentava un miglioramento rispetto all’esistente. Un nuovo mondo stava per aprirsi.
Come spesso avviene in questi casi, il lavoro procedeva senza ostacoli e le fondazioni venivano completate senza aspettare che il cemento armato maturasse prima di vederlo caricato dalla struttura sovrastante. La fretta di completare prendeva il soppravento sul rischio della sicurezza. L’area, che fin dall’inizio sembrava troppo piccola per ospitare l’esuberante immagine dipinta nel cartellone, magicamente si espandeva al punto da ospitare senza problemi le idee dell’architetto. Ma man mano che i piani si aggiungevano ai piani, coloro che lavoravano in uno dei due ospedali dall’altra parte della strada, o gli abitanti dei mini-appartamenti che lo circondavano, o tutti coloro che come me passavano di la’ ogni giorno non potevano che porsi, senza trovare una risposta, la domanda: “L’esterno del nuovo edificio conservera’ veramente quell’aspetto di mattoni stile inglese?”
Evidentemente no! Quello era solamente la scelta del costruttore per il muro interno. I mattoni dovevano rimanere nascosti dietro alle liscie lastre di marmo nero dipinte nel cartellone. Che idea brillante! Le lastre avrebbero evitato il depositarsi di quella patina opaca generata dagli scarichi del traffico stradale, oltre che contribuire a far distinguere la nuova struttura in una zona dove molti degli edifici sembra abbiano usato gli stessi materiali di costruzione, giusto di qualita’ sufficiente per non essere vulnerabili all’inclemenza del clima.
E cosi’ il nostro edificio si avviava verso il completamento. L’area stava per adornarsi di qualcosa di nuovo e la zona commerciale si stava espandendo ad ovest verso la collina. Ma cosa doveva diventare? Considerando che in Corea gli edifici vengono piu’ spesso che mai costruiti senza uno scopo preciso, oltre quello di generare metri quadrati da affitare, l’immaginazione dei passanti si riempiva di dubbi. Bisognava aspettare per vedere! L’edificio sorgeva in un angolo della strada a novanta gradi, intelligentemente mostrando tre lati al passante. Bisogna riconoscere che le finestre del piano terra occupavano quasi l’intera facciata dell’edificio, ma quelle degli altri piani sembravano misteriosamente ambivalenti nello scopo. Ospitera’ un bar, aperto 24 ore al giorno, a fianco di un’emporio di cactus? Ospitera’ l’intero terzo piano un campo di battaglia dove imitare l’esperienza delle guerre medio-orientali con palottole colotanti? Ci sara’ l’opportunita’ di visitare il primo vero centro d’arte ed artigianato moldavo?
Il lunedi’ mattina apriva un negozio di telefonini, in una zona dove ci sono piu’ negozi di telefonini che utenti. Il lunedi’ seguente si aggiungeva un negozio di indumenti per bambini, che poteva essere interessante solo nel caso che i bambini frequentassero il negozio. Recentemente, nel 2003, era impossibile trovare un negozio che vendesse, per amore o per denaro, indumenti per bambini; oggi, 2011, non c’e’ sufficientemente amore o denaro da spendere negli innumerevoli negozi sorti come funghi in ogni angolo della citta’. Ma qua ne hanno aperto un’altro! Poi apriva un noraebang (노래방), letteralmente ‘stanza per cantare’, quell’invenzione giapponese nota in giro per il mondo col poetico nome di Karaoke Bokkusu (カラオケボックス, karaoke box). In modo affascinante, installava una maestosa isegna al neon che occupa l’intera facciata dell’edificio da cima a fondo. La facile previsione di altre attivita’ sospettose non tardava a farsi viva: parucchiere per signora, ristorante popolare, un negozio che esponeva null’altro che manichini. In fondo va tutto bene, concorrenza leale e buona fortuna per i commercianti. A proposito di concorrenza, i commercianti non fanno affari d’oro ed in ogni caso, c’e’ una scuola di chitarra un po’ piu’ avanti nella strada, un negozio di ‘elettronica d’antiquariato’, un fornitissimo libro-caffe’, tutte attivita’ di interesse per chi ha bisogno dei loro servizi, basta cercarle.
Il problema non e’ tanto il contenuto quanto la struttura: il nostro edificio sta scomparendo. A tutt’oggi ogni attivita’ commerciale che si e’ la’ installata si e’ appropriata di una grossa fetta di quelle liscie lastre di marmo nero che rivestono l’edificio, illuminando la notte come fosse giorno. Allora in cosa consisteva quel lussuoso rivestimento? Il proprietario dell’edificio puo’, in linea col vicinato, aver descitto al costruttore le sue preferenze archittetoniche: “Fa quello che vuoi con il grigio cemento armato”, tanto non sarebbe cambiato molto. Il punto qua e’ che il nostro edificio sta scomparendo, ma era bello mentre lo stavano costruendo!
La meta’ di quella piccola area laggiu’ all’angolo ospitava un modesto edificio ad un piano adibito ad attivita’ commerciali, e l’altra meta’ ad un parcheggio. All’inizio l’edificio era occupato da un gioielliere; poi veniva diviso fra il gioiellere ed un negozio di alimentari; poi il negozio di alimentari riusciva ad imporsi e mentre stava trasformandosi in qualcosa di piu’ di un semplice negozio di alimentari, il proprietario dell’area adibita a parcheggio, fedele alle sue mai fatte promesse, decideva di vendere. Nel giro di pochi giorni, il negozio di alimentari doveva fare le valigie ed un vistoso cartellone, che dipingeva un edificio commerciale di parecchi piani, veniva appeso sulla struttura esistente. Un nuovo edificio stava per nascere.
Il nuovo proprietario assoldava un’architetto al quale chiedeva di creare qualcosa da diventare il punto di attrazione di quell’angolo di strada. Un disegnatore trasformava le idee dell’architetto in una serie di disegni chiari e dettagliati, completati con le relative dimensioni. I disegni venivano consegnati ad un’impresa di costruzioni che non si sbilanciava troppo sul periodo richiesto per la costruzione. Un nuovo e piu’ realistico cartellone prendeva il posto del precedente ed i passanti furono tutti dell’oppinione che, senza ombra di dubbio, l’edificio rappresentava un miglioramento rispetto all’esistente. Un nuovo mondo stava per aprirsi.
Come spesso avviene in questi casi, il lavoro procedeva senza ostacoli e le fondazioni venivano completate senza aspettare che il cemento armato maturasse prima di vederlo caricato dalla struttura sovrastante. La fretta di completare prendeva il soppravento sul rischio della sicurezza. L’area, che fin dall’inizio sembrava troppo piccola per ospitare l’esuberante immagine dipinta nel cartellone, magicamente si espandeva al punto da ospitare senza problemi le idee dell’architetto. Ma man mano che i piani si aggiungevano ai piani, coloro che lavoravano in uno dei due ospedali dall’altra parte della strada, o gli abitanti dei mini-appartamenti che lo circondavano, o tutti coloro che come me passavano di la’ ogni giorno non potevano che porsi, senza trovare una risposta, la domanda: “L’esterno del nuovo edificio conservera’ veramente quell’aspetto di mattoni stile inglese?”
Evidentemente no! Quello era solamente la scelta del costruttore per il muro interno. I mattoni dovevano rimanere nascosti dietro alle liscie lastre di marmo nero dipinte nel cartellone. Che idea brillante! Le lastre avrebbero evitato il depositarsi di quella patina opaca generata dagli scarichi del traffico stradale, oltre che contribuire a far distinguere la nuova struttura in una zona dove molti degli edifici sembra abbiano usato gli stessi materiali di costruzione, giusto di qualita’ sufficiente per non essere vulnerabili all’inclemenza del clima.
E cosi’ il nostro edificio si avviava verso il completamento. L’area stava per adornarsi di qualcosa di nuovo e la zona commerciale si stava espandendo ad ovest verso la collina. Ma cosa doveva diventare? Considerando che in Corea gli edifici vengono piu’ spesso che mai costruiti senza uno scopo preciso, oltre quello di generare metri quadrati da affitare, l’immaginazione dei passanti si riempiva di dubbi. Bisognava aspettare per vedere! L’edificio sorgeva in un angolo della strada a novanta gradi, intelligentemente mostrando tre lati al passante. Bisogna riconoscere che le finestre del piano terra occupavano quasi l’intera facciata dell’edificio, ma quelle degli altri piani sembravano misteriosamente ambivalenti nello scopo. Ospitera’ un bar, aperto 24 ore al giorno, a fianco di un’emporio di cactus? Ospitera’ l’intero terzo piano un campo di battaglia dove imitare l’esperienza delle guerre medio-orientali con palottole colotanti? Ci sara’ l’opportunita’ di visitare il primo vero centro d’arte ed artigianato moldavo?
Il lunedi’ mattina apriva un negozio di telefonini, in una zona dove ci sono piu’ negozi di telefonini che utenti. Il lunedi’ seguente si aggiungeva un negozio di indumenti per bambini, che poteva essere interessante solo nel caso che i bambini frequentassero il negozio. Recentemente, nel 2003, era impossibile trovare un negozio che vendesse, per amore o per denaro, indumenti per bambini; oggi, 2011, non c’e’ sufficientemente amore o denaro da spendere negli innumerevoli negozi sorti come funghi in ogni angolo della citta’. Ma qua ne hanno aperto un’altro! Poi apriva un noraebang (노래방), letteralmente ‘stanza per cantare’, quell’invenzione giapponese nota in giro per il mondo col poetico nome di Karaoke Bokkusu (カラオケボックス, karaoke box). In modo affascinante, installava una maestosa isegna al neon che occupa l’intera facciata dell’edificio da cima a fondo. La facile previsione di altre attivita’ sospettose non tardava a farsi viva: parucchiere per signora, ristorante popolare, un negozio che esponeva null’altro che manichini. In fondo va tutto bene, concorrenza leale e buona fortuna per i commercianti. A proposito di concorrenza, i commercianti non fanno affari d’oro ed in ogni caso, c’e’ una scuola di chitarra un po’ piu’ avanti nella strada, un negozio di ‘elettronica d’antiquariato’, un fornitissimo libro-caffe’, tutte attivita’ di interesse per chi ha bisogno dei loro servizi, basta cercarle.
Il problema non e’ tanto il contenuto quanto la struttura: il nostro edificio sta scomparendo. A tutt’oggi ogni attivita’ commerciale che si e’ la’ installata si e’ appropriata di una grossa fetta di quelle liscie lastre di marmo nero che rivestono l’edificio, illuminando la notte come fosse giorno. Allora in cosa consisteva quel lussuoso rivestimento? Il proprietario dell’edificio puo’, in linea col vicinato, aver descitto al costruttore le sue preferenze archittetoniche: “Fa quello che vuoi con il grigio cemento armato”, tanto non sarebbe cambiato molto. Il punto qua e’ che il nostro edificio sta scomparendo, ma era bello mentre lo stavano costruendo!
Giorgio Olivotto
Seoul, Corea
22 maggio 2011
Seoul, Corea
22 maggio 2011
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