Dopo molti anni, in occasione della Pasqua (un domenica come tutte le altre qua in Corea), abbiamo deciso di passare qualche giorno ad Ulsan, ma appena scesi dal KTS (il treno ad alta velocita’) siamo stati assaliti dalla delusione e dalla sorpresa: la calma citta’ che ricordavamo non c’era piu’. Senza dubbio la fabbrica di autovetture ed i cantieri navali della Hyundai (現代, 현대), la rafineria di petrolio (la piu’ grande al mondo) e gli impianti petrolchimici hanno trasformato la piacevole citta’ di provincia nella sussultante citta’, non troppo diversa da Seoul, che appariva davanti ai nostri occhi. Persino i due grandi punti di riferimento della vecchia citta’, le balene ed i graffiti, avevano perso il loro fascino ed oggi rimane solo il loro ricordo.
Durante gli anni ’70 la carne di balena (고래고기, koraegogi) era estremamente commune nella zona. A Changsaengpo (장생포), il porto baleniero di Ulsan, i bambini cantavano una canzone dedicata alla deliziosa carne di balena. In quelli anni, quando la caccia alle balene era al suo massimo, la carne di balena era cosi’ abbondante che a Changsaengpo era’ meno cara del pesce. A quel tempo erano molti coloro che sostituivano altri tipi di carne con la carne di balena, specialmente quando la carne di manzo o di maiale era rara nel mercato.
Gli abitanti di Ulsan hanno per secoli dato la caccia alle balene ed i graffiti incavati nella roccia nelle vicinanze della citta’ sono la migliore evidenza di questa attivita’. I graffiti di Pangudae (盤龜臺, 반구대), un luogo storico che risale alla tarda Eta’ della Pietra o all’inizio dell’Eta’ del Bronzo (circa 2 000 ac), scoperti nel villaggio di Taegok (대곡리, Taegok-li), vicino ad Ulsan, mostrano balene e scene di caccia alle balene.
La parete rocciosa di Pangudae con i graffiti
Changsaengpo si sviluppo’ come centro baleniero dopo che zar Nicola II (1868-1918, r.1894-1917), l’ultimo imperatore russo, nel 1899 uso’ il piccolo porto per la sua flotta baleniera. A quel tempo le balene erano cosi’ numerose nel Mare Orientale, al largo di Ulsan, al punto da far scrivere ad un cacciatore forestiero di balene: “Le balene si permettono persino di assalire la nostra nave e qualche volta noi finiamo col navigare in groppa ad una balena.” Durante l’occupazione giapponese (1910-1945) ai coreani era proibito cacciare balene, mentre i giapponesi le cacciavano senza nessuna restrizione. Fu solamente a partire dal 16 aprile 1946—dopo la fine dell’occupazione—che i coreani ricominciarono la caccia. Allora, la carne di balena non era vista come una lussuria ma piuttosto come una fonte alternativa di proteine per tutti coloro che non potevano permettersi carni rosse.
Tuttavia, la caccia alle balene cessava nel 1986, quando la Commissione Internazionale sulla Caccia alla Balena ne proibiva la caccia per fini commerciali in modo da garantire la sopravvivenza della specie e da allora solamente gli animali che casualmente rimangono intrapolati nelle reti dei pescatori possono essere venduti sul mercato. Da allora la disponibilita’ di carne di balena non e’ stata piu’ in grado di accomodare la crescita della domanda. La polizia coreana e’ stata impegnata, per oltre due decenni, nell’opera di controllare la caccia illegale all’animale ed al contrabando della carne proveniente da paesi stranieri. I diffensori della caccia sostengono che la proibizione ha creato una sovrabbondanza di animali al punto che le balene mangiano una grossa quantita’ si pesce a scapito dei pescatori locali che spesso tornano a riva a mani vuote.
Il problema e’ ancora aperto e a Changsaengpo rimane solo il Museo della Balena a ricordare i giorni d’oro del passato.
Nonostante tutto questo, la carne di balena e’ ancora oggi considerata il piatto piu’ rappresentativo di Ulsan, dove i cittadini, spesso scherzando, dicono che se ad un ospite non viene servita carne di balena, significa che l’ospite non e’ benvenuto. Ovviamnete, e’ uno scherzo perche’ durante la nostra ultima visita non ci e’ stato servito nessun piatto di carne di balena dai parenti di Myo-hwa!
La connessione fra Ulsan e le balene data fin dalla preistoria. I graffiti di Pangudae, scoperti in un’ansa del rushello di Taedok (대곡천, Taegokchon) un affluente del fiume Taehwa (太和江, 태화강, Taehwagang) che attraversa Ulsan, nell’inverno del 1971 hanno chiaramente messo in evidenza l’attivita’ della caccia alla balena. Designati Tesoro Nazionale Coreano no. 285, le 296 figure incise nella parete rocciosa (di cui 270 mostrano vari animali, incluso tartarughe, tigri e cinghiali) si crede che siano stati eseguiti circa 4 000 anni fa. Cinquant’otto di queste incisioni mostrano vari tipi di balene, come la balena grigia, e varie scene di caccia. Mostrano anche cacciatori su barche con grosse reti da pesca, freccie e scudi. Un’incisione dipinge una baleniera usata per la caccia alla balena grigia ed al capidoglio, a provare che la caccia alla balena era attiva fin dai tempi preistorici. I graffiti mostrano in dettaglio particolari del comportamento dell’animale ed almeno 10 tipi diversi di balene che allora frequentavano il mare al largo di Ulsan.
Uno schizzo dell’intera parte rocciosa di Pangudae
Un’altra veloce corsa col KTX verso Seoul accompagnati dal triste ricordo di una calma citta’ ora scomparsa per dare spazio ad un’altra anonima e priva di una propria identita’.
Giorgio Olivotto
Foto di Giorgio Olivotto e Myo-hwa Chong
Seoul, Corea
8 maggio 2011
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