L’Incidente di Tangjin

Nel 1998 il Museo Nazionale di Kyongju (國立慶州博物館, 국립경주박물관, Kungnip Kyǒngju Pangmulkwan) a Kyongju (慶州市, 경주시, Kyongju-si), nella Provincia del Nord Kyongsang (慶尙北道, 경상북도, Kyongsangpuk-do) analizzava il materiale della campana del Re Songdok (r.702-737, 聖德王, 성덕왕, Sŏngdŏk Wang) del reame di Silla (57 BC-935 AD, 新羅, 신라) che e’ classificata Tesoro Nazionale no. 29. Il risultato dell’analisi mostrava una composizione dell’85 percento di rame ed il 14 percento di zinco; non veniva rilevata nessuna traccia di fosfato di calcio, un componente delle ossa umane, il che smentiva la legenda eistente sulla produzione della campana. La legenda racconta che un bambino venne gettato nel materiale liquido dopo che fusioni precedenti producevano campane mute, senza suono.
Ad essere sinceri, non c’e’ nessun documento scritto prina dell’inizio del XX secolo che giustifichi la legenda. Nel Samguk Yusa (三國遺事, 삼국유사, Storia dei Tre Reami) si legge che Re Kyongdok (r.742-765, 景德王, 경덕왕, Kyŏngdŏk Wang) tentava di produrre una campana per Re Songdok usando 120 000 kun (근) di rame (72 tonnellate), ma non riusci’ a portare a termine il lavoro. Suo figlio Re Hyegong (756-780, r.765-780, 惠恭王, 혜공왕, Hyegong Wang) completava la campana che dedicava al tempio di Pongdok (봉덕사, Pongdoksa) nel 771. In altri documenti relativi alla campana che risalgono alla dinastia Koryo (918-1392, 高麗國, 고려국, Koryoguk) ed alla dinastia Choson (1392-1910, 大朝鮮國, 대조선국, Taechosonguk), non c’e’ nulla che faccia supporre che un bambino sia stato sacrificato nella fusione della campana.
Oggi c’e’ la convinzione che il primo documento che parla della legenda sia Il Cammino della Corea scritto del 1906 dal missionario americano Homer Hulbert (1863-1949), dove si legge che la campana venne fusa sacrificando un bambino che vi imprimeva il grido “Emmi, Emmille” che secondo Hubert significa “Mamma, perche’, mamma”. In ogni caso, Hubert scrive che la campana non venne installata a Kyongju, ma nel centro di Seoul.


La campana di Re Songdok Bell (campana Emille)


La campana di Re Songdok, also conosciuta col nome di campana Emille, dette spunto ad una commedia del 1942, Campana Emille, dello scrittore pro-giapponese Ham Se-hun (함세훈) il che fa supporre che la legenda sia stata fabricata dagli imperialisti giapponesi nel tentativo di eliminate l’eredita’ culturale coreana.
Lo scrittore storico Mun Yong (문영) fa notare che una legenda simile risale alla dinastia cinese Tang (618-907, 唐朝, Táng Cháo) ed aggiunge che accusare coloro che sono al potere di uccidere senza pieta’ probabilmente fece nascere le legende sui sacrifici umani. Per i sacrificati, il suono di una campana deve essere apparso come un segno di lutto e nello stesso tempo di risentimento.
L’anno scorso nella contea di Tangjin (唐津郡, 당진군, Tanjin-kun), nella provincia meridionale di Chungchong (忠清南道, 충청남도, Chungchongnam-do) un’operaio perdeva la vita cadendo in un forno di produzione di acciaio alla temperatura di 1400 gradi Celsius. Se la memoria non mi tradisce, dopo l’incidente, in Internet leggevo una elegia di scrittore ignoto che in parte diceva:


Non usare metallo liquido
La vita di un giovane uomo sparisce nel calore.
Non usare metallo liquido...
Forma il suo viso con la creta
Colaci dentro il metallo liquido.
Quando sara’ raffreddato dalla pioggia, puliscilo con cura
Montalo sul cancello d’ingresso
Cosi’ sua madre potra’ toccare il viso del figlio
Quando visitera’ il luogo dove e’ morto.


Io veramente spero che questa elegia abbia incoraggiato, ed ancora incoraggi, tutti noi a meditare sul valore della vita e su cosa possiamo fare per conservarla e prevenire incidenti come quello di Tangjin.

Giorgio Olivotto

Foto Giorgio Olivotto
Seoul, Corea
9 ottobre 2011

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